E’ una lunga storia quella della narrativa gialla italiana, della sua nascita, evoluzione e contaminazione e solo Luca Crovi, grande esperto di letteratura di genere poteva raccontarla con la passione e la competenza che lo contraddistinguono. Visum l’ha intervistato.
Nasce così il volume in questi giorni in libreria con diciassette sezioni e micro-capitoli, che accompagnano il lettore in un viaggio nel tempo che però grazie alla magia dei libri, resta sempre attuale e presente e che comincia con i feuilletton e termina con gli ultimi detective letterari.
“La storia del giallo italiano ha avuto fin dalle origini due caratteristiche: la regionalità e la socialità. Gli autori si sono preoccupati fin da De Marchi, Mastriani, Invernizio di mostrare il volto delle città e dei paesi e si sono basati quasi sempre su crimini realmente accaduti, mostrando l’evoluzione o l’involuzione della società italiana, il senso di ricerca della giustizia. Gli stessi due motori narrativi li troveremo poi in De Angelis, Sciascia, Gadda. Leggere i gialli italiani permette – sottolinea Crovi – di viaggiare nel nostro paese e conoscerne città paesaggi, usi e tradizioni, costumi e malcostumi”.
“L’idea era di scrivere dei minitesti che fossero da soli una ministoria del giallo. E partito tutto dall’introduzione all’ultimo capitolo e poi Annalisa Longega che mi ha seguito come redattrice mi ha detto: ‘ma perché non ne scrivi uno per ogni capitolo’. E voilà li ho preparati, credo che siano degli efficaci specchi riassuntivi che fanno venire voglia di affrontare i capitoli ma che sono anche una buona sintesi dei fenomeni raccontati”.
“Le serie televisive hanno permesso ai personaggi nati su carta di trasformarsi in televisione. Le serie hanno permesso un’evoluzione e una trasformazione dei personaggi, spesso un loro cambiamento nel fisico ma in genere le ambientazioni e lo spirito dei romanzi originali sono stati rispettati. Nel mio ultimo saggio, ho dovuto togliere per ragioni di spazio il capitolo dedicato alla televisione ma anche quello sull’illustrazione, quello sul fumetto, quello sugli emuli di Sherlock Holmes e quello sulla radio. Chi ha la vecchia copia di Tutti i colori del giallo ne troverà le versioni non aggiornate. Ho dovuto non inserire questi capitoli perché negli ultimi anni la letteratura poliziesca si è sviluppata a dismisura e questo mi ha costretto ad aggiungere centinaia di autori nel testo”.
“Lo stampo provinciale e provinciale è una derivazione dei Misteri. Il giallo in Italia nasce sull’onda del successo dei Misteri di Parigi ai quali si alterneranno i Misteri di Napoli, Palermo, Genova, g e che avranno molto successo. In realtà tutta la letteratura crime mondiale ha puntato sulle città e la loro identità che viene svelata attraverso i personaggi che le abitano: Sherlock Holmes indaga a Londra, Auguste Dupin a Parigi, Hercule Poirot fa il giro del mondo nelle sue avventure, Nero Wolfe è di stanza a New York. Raccontare poi la provincia italiana ha permesso di raccontarne le situazioni a rischio oltre che l’identità celato nelle piccole comunità”.
“Sicuramente per quantità di autori e di storie hanno sbaragliato la concorrenza. Tieni presente che sono le due città più illuministe d’Italia, quelle che hanno avuto più case editrici, più riviste, più intellettuali, più contatti internazionali letterari. Quindi è naturale che siano state le due più frequentate dai giallisti. D’altra parte sono anche due città musicali e tutte e due hanno il mare. E non sto scherzando, perché i Navigli a Milano le hanno permesso un’identità d’acqua che non è mai scomparsa anche quando li hanno interrati”.
“Mio padre si divertiva a farsi chiamare “Il padrino” del giallo italiano. Ha scoperto Vitali, Sclavi, Anselmi, Macchiavelli, Varesi, ha aperto alcune delle prime collane di giallo d’autore in Italia e con ‘Buon sangue italiano’ ha realizzato la prima antologia critica dedicata al genere. Ha lavorato a fianco di personaggi come Alberto Tedeschi, Oreste Del Buono, Marco Tropea, Laura Grimaldi, Tecla Dozio alla costruzione della credibilità letteraria e critica di un genere che ancora oggi il più letto in assoluta in tutto il mondo. Lo ha fatto in maniera divertita e complice e devo dirti che il fatto che sia stato lui a rinnovare il contratto di Georges Simenon con Mondadori dopo la Guerra è una delle cose di cui andava più fiero. Ha letto gialli per tutta la vita e si è divertito a scoprire autori, è sempre stato molto contagioso”.
Cristina Marra