“All’inizio non me la sentivo di interpretare Giorgio Ambrosoli, non sono neanche un’unghia di quest’uomo… Ma quando sono entrato nella sua vita… non sono più riuscito ad uscirne. Era un uomo che faceva il suo lavoro che, per la sua etica ha continuato ad andare avanti consapevole dei rischi che correva. E’ un esempio spaventoso per noi adulti e per le nuove generazioni. Ambrosoli mi ha dato una lezione irripetibile”.
Così Alessio Boni, che a quarant’anni dall’assassinio dell’eroe borghese (come lo aveva ribattezzato Corrado Stajano), interpreta il protagonista nella docu-fiction “Giorgio Ambrosoli – Il Prezzo del coraggio“, prodotta da Stand by me in collaborazione con Rai Fiction e in onda mercoledì 18 dicembre in prima serata su Rai1.
Il racconto si concentra sugli anni cruciali della vicenda, dall’ottobre del 1974 fino all’uccisione l’11 luglio 1979, periodo in cui Ambrosoli fu commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Il punto di vista è quello del maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre che fu suo collaboratore nei cinque anni del suo incarico.
Cinque anni in cui Ambrosoli indagò gli snodi di un sistema politico-finanziario corrotto e letale sono ricostruiti nelle scene di finzione e approfonditi con rigore filologico all’interno dei contenuti documentaristici, tra materiali di repertorio e documenti chiave (in particolare le agende private, in cui Ambrosoli annotava tutto, custodite nell’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Milano, e gli atti relativi alla Banca Privata Italiana e alla sua liquidazione, che dopo il deposito presso l’archivio della Camera di Commercio di Milano sono stati resi disponibili al pubblico solo alla fine del 2016).
Tra le testimonianze ‘intervista alla moglie Annalori. Il marito aveva lasciato una lettera-testamento a lei indirizzata: “Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi”. Ai suoi funerali, nessuna autorità pubblica.
Nel tv movie viene mostrata anche un frame dell’intervista di repertorio ad Andreotti del 2009 con la celebre risposta: “Se l’andava cercando“. Tra i testimoni della fiction, il figlio Umberto; i cari amici di famiglia Giorgio Balzaretti e Franco Mugnai; il professor Vittorio Coda e l’avvocato Sinibaldo Tino, che affiancarono Ambrosoli nel lavoro di liquidazione; i magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone, incaricati dei processi a carico di Sindona; lo scrittore Corrado Stajano autore del libro “Un eroe borghese“; Anna Maria Tarantola, all’epoca dei fatti in Banca d’Italia; il procuratore americano John Kenney, titolare delle indagini sul fallimento della Franklin Bank di Sindona, che collaborò assiduamente con Ambrosoli.
Carlo Salvatore