“All’inizio non me la sentivo di interpretare Giorgio Ambrosoli, non sono neanche un’unghia di quest’uomo… Ma quando sono entrato nella sua vita… non sono più riuscito ad uscirne. Era un uomo che faceva il suo lavoro che, per la sua etica ha continuato ad andare avanti consapevole dei rischi che correva. E’ un esempio spaventoso per noi adulti e per le nuove generazioni. Ambrosoli mi ha dato una lezione irripetibile”.
Così Alessio Boni, che a quarant’anni dall’assassinio dell’eroe borghese (come lo aveva ribattezzato Corrado Stajano), interpreta il protagonista nella docu-fiction “Giorgio Ambrosoli – Il Prezzo del coraggio“, prodotta da Stand by me in collaborazione con Rai Fiction e in onda mercoledì 18 dicembre in prima serata su Rai1.
La proiezione in anteprima a Roma nella Sede della Banca D’Italia è stata preceduta dal saluto del governatore Ignazio Visco, del Presidente della Rai Marcello Foa e dell’AD Fabrizio Salini, alla presenza della vedova dell’avvocato, la signora Annalori e dei figli Umberto e Francesca. Per raccontare alle nuove generazioni la storia esemplare di un uomo comune ed eroico al tempo stesso, che amava la sua famiglia e il suo lavoro e che credeva nel significato della responsabilità e della legalità.
Nel cast oltre a Boni nei panni dell’avvocato, Dajana Roncione (la vedova Annalori Ambrosoli), Claudio Castrogiovanni (Silvio Novembre), Fabrizio Ferracane (Michele Sindona). Una narrazione mixata tra fiction e racconto documentaristico.
Il racconto si concentra sugli anni cruciali della vicenda, dall’ottobre del 1974 fino all’uccisione l’11 luglio 1979, periodo in cui Ambrosoli fu commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Il punto di vista è quello del maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre che fu suo collaboratore nei cinque anni del suo incarico.
Cinque anni in cui Ambrosoli indagò gli snodi di un sistema politico-finanziario corrotto e letale sono ricostruiti nelle scene di finzione e approfonditi con rigore filologico all’interno dei contenuti documentaristici, tra materiali di repertorio e documenti chiave (in particolare le agende private, in cui Ambrosoli annotava tutto, custodite nell’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Milano, e gli atti relativi alla Banca Privata Italiana e alla sua liquidazione, che dopo il deposito presso l’archivio della Camera di Commercio di Milano sono stati resi disponibili al pubblico solo alla fine del 2016).
Tra le testimonianze ‘intervista alla moglie Annalori. Il marito aveva lasciato una lettera-testamento a lei indirizzata: “Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi”. Ai suoi funerali, nessuna autorità pubblica.
Nel tv movie viene mostrata anche un frame dell’intervista di repertorio ad Andreotti del 2009 con la celebre risposta: “Se l’andava cercando“. Tra i testimoni della fiction, il figlio Umberto; i cari amici di famiglia Giorgio Balzaretti e Franco Mugnai; il professor Vittorio Coda e l’avvocato Sinibaldo Tino, che affiancarono Ambrosoli nel lavoro di liquidazione; i magistrati Gherardo Colombo e Giuliano Turone, incaricati dei processi a carico di Sindona; lo scrittore Corrado Stajano autore del libro “Un eroe borghese“; Anna Maria Tarantola, all’epoca dei fatti in Banca d’Italia; il procuratore americano John Kenney, titolare delle indagini sul fallimento della Franklin Bank di Sindona, che collaborò assiduamente con Ambrosoli.
Il figlio Umberto Ambrosoli ha detto: “Ho sentito l’esigenza in occasione del quarantesimo anniversario, di rafforzare il senso di comunità. Il nostro patrimonio storico è ricco di risorse dalle quali attingere per quanto riguarda il nostro ruolo di cittadini e di uomini. Quest’anno, inoltre, è venuto a mancare Silvio Novembre“.
Il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta ha sottolineato nel corso della conferenza di presentazione della fiction che: “si completa il trittico di docu-fiction civili che abbiamo realizzato per la rete. Giorgio Ambrosoli, fu uno dei più grandi rappresentanti del senso di responsabilità, fino al punto di sacrificare la propria vita, per costruire un domani migliore per le generazioni future. Fu un uomo lasciato solo“.
Carlo Salvatore