Pirandello in scena al Quirino

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Di nuovo Luigi Pirandello al Teatro Quirino Vittorio Gassman con uno spettacolo di Guglielmo Ferro magistralmente interpretato da Enrico Guarnieri, l’unico grande interprete dello scrittore siciliano di Girgenti.

Lo spettacolo in scena fino al 19 novembre, ora in tournée, vuole essere, ed effettivamente lo è, la rappresentazione palpabile della filosofia del grande drammaturgo che per la sua produzione, le tematiche affrontate e l’innovazione del racconto teatrale è considerato tra i maggiori drammaturghi del XX secolo. Guglielmo Ferro riesce a mixare ed evidenziare il pensiero di Pirandello traendo spunti per questa sua rappresentazione da ben tre tra i più conosciuti suoi lavori e cioè “Il berretto a sonagli”, “I Giganti della montagna” e, particolarmente, “Sei personaggi in cerca d’autore”.

Mentre l’aspetto filosofico della produzione pirandelliana è rappresentato dal mix delle opere sopra descritte, le due parti dello spettacolo in scena al Quirino si concentrano particolarmente su due soggetti ricavati dalla letture di “Novelle per un anno”, un’altra raccolta di caratterizzazione drammatico – comica che lo scrittore scrisse tra il 1884 e il 1936 ed Enrico Guarnieri è particolarmente bravo prima ad afferrarne e poi a descriverne quell’aspetto paradossale che viene a crearsi quando vogliano evidenziarsi alcune maniacali fissazioni che l’uomo prospetta mostrando le sue smanie, quelle che in ambiente isolano come quello nel quale le colloca Pirandello, entrano a far parte anche del carattere di alcuni siciliani.

Tali ultimi aspetti vengono messi in particolare evidenza dal personaggio clou de “La giara”, Lolò, un uomo ricco, litigioso e supponente che, forte del codice civile che un avvocato di sua fiducia (e con il quale non riesce mai a vincere una delle tante cause da lui imbastite per pura volontà di sovrapporsi ai suoi sottoposti) gli ha regalato sperando di tenerselo lontano ritiene di poter soffocare qualunque altro diritto: Lolò è la pura e semplice rappresentazione della mania di emergere, di evidenziarsi a qualunque costo e Guarnieri riesce a  rappresentare con il suo innato sottile ma evidente umorismo la molteplicità dei punti di vista, l’ambiente siciliano e i conflitti interpersonali che si instaurano all’interno della personalità.

Tutt’altro discorso per l’altra parte della rappresentazione, quella relativa a “La patente”, nella quale il personaggio principale, Rosario Chiarchiaro, un modesto impiegato tacciato di essere uno iettatore, esasperato dall’appellativo che gli hanno cucito addosso e conscio che la sua negativa caratteristica potrebbe essere il paradossale motivo della sua vera esistenza, arriva a chiedere al giudice di ottenere una patente che lo qualifichi ufficialmente come “iettatore”.

Nevrosi, pessimismo esistenziale, descrizione dei caratteri emergono ancora una volta dalla produzione pirandelliana grazie all’opera congiunta di Guglielmo Ferro e di un grande, veramente bravo, Enrico Guarnieri che ricorre, come da intenti dell’autore, all’umorismo per evidenziare, senza però modificarli, i caratteri dei personaggi creati e posti alla base delle opere del drammaturgo siciliano.

 

Una nutrita schiera di attori coadiuva Guarnieri e tra questi vale la pena di citare Turi Giordano, Rosario Marco Amato, Vincenzo Volo che potremo definire perfetti rappresentanti delle caratteristiche di quella umanità isolana che Pirandello volle trasmettere e perpetuare.

Andrea Gentili

 

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