Scannasurice al Piccolo Eliseo di Roma

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Già il titolo di questo particolarissimo lavoro di Enzo Moscato, del 1982, attualmente in scena al teatro Piccolo Eliseo di Roma, sembra voler descrivere un ambiente malsano, sia sotto l’aspetto igienico, che morale.

Scannasurice (Imma Villa, l’attrice che si ispira alla sua musa Isa Danieli), è un androgino personaggio che vive all’interno del fantastico ipogeo della pittoresca città di Napoli, sotto i quartieri spagnoli, in una stamberga in compagnia di ratti, di fantasmi di antiche leggende metropolitane, in mezzo alla spazzatura e di oggetti inutili e/o dimenticati, continuamente alla ricerca di una sua sconosciuta identità personale.
Per vivere esercita l’ambiguo mestiere di “femminiello”.

Lavoro, questo, colmo di simbologie dai caratteri drammatici tra il divino e l’umano, tra il sacro ed il profano e che culmina con una frase scritta su un biglietto: “Ciò che è vecchio deve morire”; che per uno spettatore attempato non è il massimo!

Dell’ambientazione si è detto. Del periodo si evidenzia che è quello post terremoto del 1980 mentre del sentimento insito ma nascosto, nemmeno più di tanto perché aleggia costantemente all’interno del lavoro di Moscato, si può affermare senza mezzi termini che ogni parola del testo è metafora di qualcosa: i topi che convivono con Scannasurice rappresenterebbero i napoletani stessi, con il loro modo di sopravvivere comunque ed in qualunque condizione, la spazzatura è il simbolo del femminiello, che come tale è considerato dalla gente comune.

Ogni parola del testo è la rivelazione di un mondo, di un segreto, di una leggenda antica, di una verità non detta: il femminiello esprime in se una natura doppia, quella terrena come prostituta, quella divina come donna che rivela segreti ormai dimenticati, quelli dei personaggi che ruotano nel quartiere, le malelingue più o meno conosciute.

Il tutto in un dialetto napoletano tale da dare vigore ed interesse alla regia che Carlo Cerciello ha abilmente strutturato per l’unico personaggio che tale scena domina e della quale è signora assoluta.
Andrea Gentili

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