Lenny. Ipotesi di un omicidio. Solo per due giorni, per testare l’interesse del pubblico, è andato in scena, al Teatro Ghione di Roma, questo spettacolo di Giuseppe Pavia.
Lenny. Ipotesi di un omicidio
Lenny. Ipotesi di un omicidio. Solo per due giorni, per testare l’interesse del pubblico, è andato in scena, al Teatro Ghione di Roma, questo spettacolo di Giuseppe Pavia, interpretato e diretto da Antonello Avallone.
Lenny. Ipotesi di un omicidio è uno spettacolo meraviglioso
Uno spettacolo meraviglioso, avvincente, comico e cinico, emozionante e crudele, divertente e drammatico, con una scenografia mozzafiato curata da Alessandro Chiti, e dei bellissimi costumi disegnati da Red Bodò.
Lenny. Ipotesi di un omicidio – la trama
Inizia lo spettacolo: è il 3 agosto 1966, Lenny Bruce, famoso comico americano, è a terra morto, disteso sul pavimento del suo camerino, ucciso, così per la comunità, da una overdose. La sua carriera prende piede negli Anni ‘50. La sua comicità schietta e satirica che integra nei suoi testi fatti di politica, religione, sesso e volgarità fa decollare la sua carriera quando conosce e sposa Honey Harlow, una famosa spogliarellista che si esibisce nei locali dove lui lavora. I due si innamorano pazzamente, ma sono implicati in una serie infinita di continui tradimenti, di esperienze di droga e, a causa delle tendenze omosessuali della donna, dopo alcuni anni si separano.
Nel frattempo Lenny, con i suoi spettacoli spesso improvvisati sempre più comici, originali e imprevisti nei suoi contenuti, conquista il favore del pubblico facendo sempre il “tutto esaurito” nei locali dove si esibisce.
Lenny un comico al vetriolo scomodo per il sistema
Il procuratore distrettuale di Manhattan, Hogan e l’arcivescovo di New York, per lo sconvolgimento che sta creando nell’opinione pubblica, vedono Lenny come un pericolo per i principi etici e morali su cui è fondata la famiglia media americana e per le istituzioni che loro stessi rappresentano. I due cercheranno in tutti i modi di porre fine alla sua carriera. Ma nonostante i continui processi a cui viene sottoposto Lenny Bruce, diventa il paladino della libertà di parola americana.
L’estrema soluzione che i suoi nemici riusciranno a trovare, sarà quella di farlo morire per una overdose da eroina. Purtroppo Lenny era circondato da strani, loschi personaggi che sembravano volerlo aiutare, ma in realtà erano emissari segreti di stampo governativo. Lenny, purtroppo, era schiavo della droga, lo diventò per resistere alla dura vita di chi, come lui intendeva far conoscere la verità e al tempo stesso mostrarsi duro, inclemente nel segnalarla: sono gli stessi emissari governativi a fornirgli quella droga che rendeva schiavo lui che invece cercava di ribellarsi. Sempre più solo e sempre più deciso a mettere in evidenza le magagne, i vizi del potere, denuncia le crisi delle libertà a quel microfono che sottolinea, rimarca il suo essere contro le falsità di quello che risulta essere sostanzialmente un regime mascherato.
Un ottima prova interpretativa e registica per Antonello Avallone
Un ottima prova interpretativa e registica per Antonello Avallone, che si è fatto
carico di uno spettacolo significativo e coraggioso e per aver curato questa trasposizione tratta dal film omonimo di Bob Fosse del 1974 ed interpretato da Dustin Hoffman, anche se solo per due giorni a Roma per testare l’interesse del pubblico e suscitare un risveglio di coscienza attraverso il suo personaggio.
Bravissimi tutti gli altri attori del cast
Con Antonello Avallone, i bravissimi Riccardo Bàrbera, nel ruolo del procuratore distrettuale di Manhattan Hogan, Giulia Di Quilio, nel ruolo della spogliarellista Honey Harlow, Giuseppe Renzo e Francesca Cati.
Giancarlo Leone



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