Intervista con Maurizio Battista protagonista di Tu quoque. E‘ nelle sale cinematografiche questo film con protagonista l’attore capitolino, alla sua prima esperienza cinematografica importante, che lo vede anche sceneggiatore e soggettista della pellicola. La regia è curata da Gianni Quinto. Visum l’ha intervistato.
Intervista con Maurizio Battista protagonista di Tu quoque
Intervista con Maurizio Battista protagonista di Tu quoque. Il comico romano interpreta un romano di oggi nell’antica Roma, alle prese con problemi vecchi come il mondo: i parcheggi, il lavoro, gli affetti, il traffico. E’ quella tristezza che prova chiunque, dal semplice cittadino all’imperatore, quando le cose dovrebbero andare diversamente.
Il suo film ha un gusto dolce-amaro
Questo film ha un gusto dolce-amaro e Maurizio Battista nel film interpreta Massimo, un uomo pieno di debiti che si rende conto, tramite la sua dottoressa che lo mette al corrente, di avere pochi mesi di vita, forse sei mesi, al massimo un anno. Dopo un incidente con la moto, forse voluto per suicidarsi, dopo quella brutta notizia, come per incanto, si risveglia nel 44 a.C., diventando in breve tempo il più grande amico di Giulio Cesare, perché l’ha salvato da dei congiurati in Senato che volevano ucciderlo. Visum ha intervistato Maurizio Battista.
Maurizio, perché hai voluto fare questo film ambientato su Roma antica?
“Perché ha molto in comune con la Roma di oggi. E poi perché Giulio Cesare era un uomo con molti problemi, che sembrano uguali ai miei”.
Perché ci sono delle affinità, delle similitudini con te?
“Purtroppo sì, sono 11 anni che non parlo con i miei figli più grandi e perciò i dolori, le sofferenze le conosco bene. E’ grave non poter parlare con i figli. Sono dolori che ti segnano. Io dico sempre di goderseli i genitori, specialmente le mamme, forse perché io l’ho persa troppo presto. I genitori vanno coltivati come dei bei fiori”.
Non era meglio fare un film della classica commedia all’italiana?
“No, fare un film fine a sé stesso non mi serviva. Con Tu Quoque volevo far sorridere, ma soprattutto far riflettere e pensare. Il protagonista è uno sconfitto, perseguitato da Equitalia e dalla malattia, il figlio non gli parla più da anni e quando tenta il suicidio accanto a lui c’è il responsabile di un impero, Giulio Cesare”.
Visto che sei un romano doc, hai un tuo riferimento, un attore che hai sempre stimato?
“Aldo Fabrizi. Io come lui sono un neorealista, sia a teatro, che al cinema. Ma non son un intellettualoide”.
La romanità, oggi come oggi, può essere un vantaggio o un limite?
“Il comico, a qualunque regione appartenga, deve avere sempre un’inflessione dialettale. Io dovunque sono stato, soprattutto al Nord, ho riempito sempre tutti i teatri”.
C’è nella tua carriera un rammarico, un rimpianto, qualcosa che ancora ti manca?
“Sinceramente no, artisticamente ho raggiunto il massimo. A 68 anni devi essere contento così”.
Giancarlo Leone