A tu per tu con Noemi, cantante e presentatrice del Concerto del Primo Maggio. Visum ha incontrato Noemi dopo la conferenza stampa di presentazione del Concertone.
A tu per tu con Noemi, cantante e presentatrice del Concerto del Primo Maggio
A tu per tu con Noemi, cantante e presentatrice del Concerto del Primo Maggio. Visum ha incontrato Noemi dopo la conferenza stampa di presentazione del Concertone di Piazza San Giovanni, e l’ha interrogata sul rapporto tra empatia e intelligenza artificiale. Tema, quest’ultimo, affrontato nel suo nuovo pezzo Non sono io firmato da Riccardo Zanotti, Zef e Alessandro La Cava dei Pinguini Tattici Nucleari, che uscirà il 2 maggio.
Noemi, come ti stai preparando per il Concerto del Primo Maggio?
“Sto facendo del training autogeno (ride!) Ci saranno tante cose da dire, tanti argomenti importanti da raccontare, e credo che il ruolo di noi presentatori, che siamo anche artisti, sia quello di far sentire, soprattutto, l’importanza del palco del Primo Maggio che è un palco legato alla realtà sociale del nostro Paese. Si parlerà di temi molto importanti come il diritto del lavoro, dei giovani, di futuro, di intelligenza artificiale, di parità di genere, di violenza contro le donne”. “Gli artisti che si esibiranno sul palco sono molto diversi tra di loro, ma molto interessanti – continua Noemi – alcuni fanno parte del mainstream, altri fanno parte invece del lato più underground, però sono tutte tonalità di colore e di racconto importanti, perché la musica del Primo Maggio non è soltanto musica di intrattenimento, ma soprattutto racconto. Come diceva Papa Francesco la musica non deve solo raccontare la bellezza, ma deve raccontare la vita, la realtà con i suoi lati anche un po’ meno piacevoli”.
Empatia e intelligenza artificiale, sono concetti che, a tuo avviso, si possono contrapporre dialetticamente?
“Io credo che l’intelligenza artificiale sia una grandissima risorsa, perché è una conoscenza enciclopedica incredibile e, se utilizzata per aiutare e coadiuvare il lavoro dell’essere umano, è fondamentale. L’empatia la pratichiamo solo noi, perché l’empatia è legata al sentimento, alla memoria e quindi è profondamente umana questa nostra virtù. Credo che sia un po’ incompatibile l’empatia con l’intelligenza artificiale. Secondo me, quello che dobbiamo fare noi è non dimenticare di essere empatici. Io per esempio sono molto emozionata perché oltre a condurre il Primo Maggio, a mezzanotte esce il mio nuovo pezzo Non sono io in cui si parla dell’importanza dell’empatia. Oggi siamo talmente così poco empatici, che magari un domani le macchine saranno più capaci di noi, di amare. E’ una domanda che mi sono posta con Riccardo (Zanotti NdR.) dei Pinguini Tattici Nucleari che è autore del pezzo. Io credo proprio di no, ho sempre tifato per l’essere umano. L’empatia è una cosa tutta nostra che è legata al ricordo, e il ricordo è legato alle emozioni, quindi alla nostalgia, alla malinconia, alla felicità, non è mai una cosa asettica.
Se dovesse prevalere l’intelligenza artificiale sull’empatia ci troveremmo a vivere in un futuro distopico?
“Rischiamo di vivere in un futuro dove non siamo più noi al centro della realtà. La macchina non devo mai sostituire l’essere umano, soprattutto quando parliamo di lavoro. Secondo me, gli esseri umani hanno bisogno del loro lavoro, per sentirsi appagati e per avere la percezione di costruire qualcosa, altrimenti vivremo un futuro molto triste, e all’insegna della depressione. Oggi i giovani vivono il mondo del lavoro con grande disincanto, già sanno che verranno sfruttati, e già questo è un grave problema. Se l’intelligenza artificiale farà le cose al loro posto affossiamo i loro sogni e la loro voglia di costruire cose. (L’intelligenza artificiale NdR.)è un qualcosa che andrebbe un po’ controllata, perché è una scorciatoia che non insegna a chi è più piccolo, il valore aggiunto di costruirsi una cosa da solo, di scrivere qualcosa che ha pensato, perché l’ha vissuta e perché la voleva raccontare. C’è sempre la macchina che dice ‘non ti preoccupare, ci penso io’. Ecco, questo ‘ci penso io’ mi fa un po’ paura”.
Andrea Magliocco