Letizia va alla guerra al Manzoni di Roma. In questo teatro capitolino, sino al 26 gennaio è in scena questo spettacolo di Agnese Fallongo con la regia di Raffaele Latagliata.
Letizia va alla guerra al Manzoni di Roma
Letizia va alla guerra al Manzoni di Roma. In questo teatro capitolino, sino al 26 gennaio è in scena questo spettacolo di Agnese Fallongo con la regia di Raffaele Latagliata. Una pièce assai originale che racconta tre storie, di cui sono protagoniste tre grandi donne, ben identificate dal titolo stesso, cioè Letizia va alla guerra – La suora, la sposa e la puttana. Il tutto si svolge a cavallo delle due guerre mondiali, ma c’è qualcosa che le unisce: lo stesso nome, lo stesse destino, ma forse anche qualcosa di più, che scopriremo andando a teatro.
Una pièce originale scritta da Agnese Fallongo
La drammaturgia è scritta da Agnese Fallongo, mentre l’idea è di Adriano Evangelisti che ne ha curato anche la regia, grazie anche al coordinamento creativo di Raffaele Latagliata. Protagonisti raffinati ed efficaci, la stessa Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, che ritornano al Manzoni dopo il grande successo registrato nelle scorse stagioni con gli spettacoli I Mezzalira e Fino alle Stelle.
Una commedia che racconta tre storie con protagoniste tre grandi donne
Diciamo subito che si tratta di messe in scena assai particolari, dove il racconto avviene non solo con la parola, ma anche con la musica. Tiziano Caputo, infatti, si rivela un ottimo chitarrista e i due recitano e cantano. Sia questo lavoro, sia i precedenti, si caratterizzano per due aspetti fondamentali: “la poetica di sfiorare il presente attraverso il passato. Raccontare, cioè, le storie delle generazioni che ci hanno preceduti per riuscire a comprendere meglio il momento presente: non saprai mai dove vai se non sai da dove vieni.” E di conseguenza, “il recupero della tradizione orale, dei racconti, della memoria di un passato ancora vivo, presente, palpitante… con particolare attenzione alla “scelta del dialetto, inteso come lingua del cuore”, dal momento che“l’Italia è il paese con il maggior numero di dialetti al mondo e il poter attingere da questo infinito bacino dal sapore inconfondibilmente nostrano costituisce un’enorme ricchezza, spesso sottovalutata.”
Uno spettacolo che si rivela assai piacevole e godibile con tre donne al centro
Con queste interessanti premesse è stato costruito uno spettacolo che si rivela assai piacevole e godibile. Letizia diventa di fatto un archetipo: così si chiamano tre donne del popolo, che in epoche diverse hanno visto la loro vita sconvolta dagli eventi bellici; e non solo! Però tutt’e tre si riveleranno pronte a ogni sacrificio, anche estremo, in nome dell’amore.
Letizia in tre vite diverse diviene un archetipo femminile
La prima Letizia è una giovane sposa, che parte dalla Sicilia per raggiungere il fronte carnico nella vana speranza di ritrovare suo marito Michele, durante la Prima Guerra Mondiale. La seconda Letizia, invece, è un’orfanella cresciuta a Littoria (Latina) dalle suore e riconosciuta da una zia solo dopo aver raggiunto la maggiore età. Si ritroverà a Roma nel momento in cui l’Italia entra nel secondo conflitto mondiale; e per tirare avanti sarà costretta a fare un certo tipo di lavoro… Infine, appare Suor Letizia, un’anziana monaca veneta, che si rivelerà essere il sorprendente trait d’union dei destini di queste donne tanto lontane quanto unite.
La commedia è ben costruita e ben recitata
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro de Gli Incamminati, in collaborazione con ARS Creazione e Spettacolo, appare subito ben costruito e ben recitato, e riesce ad affascinare lo spettatore grazie a queste sue caratteristiche, per le musiche eseguite (quelle originali composte appositamente da Caputo), per le storie narrate, che ci riportano magicamente a tempi andati, ma che allo stesso tempo, ci fanno rivivere un pezzo di storia del nostro Paese.
Salvatore Scirè