La vittoria è la balia dei vinti. Al Teatro Quirino di Roma, é di scena fino al 15 dicembre, Cristiana Capotondi, che rievoca la concessione del voto alle donne italiane.
La vittoria è la balia dei vinti
La vittoria è la balia dei vinti. Sul palcoscenico del teatro Quirino é in scena, dal 10 al 15 dicembre prossimo, un interessante lavoro scritto e diretto da Marco Bonini, un attore – qui in veste di regista – che in maniera molto ingegnosa, rievoca il momento in cui, nel 1945 le donne italiane anche non capofamiglia ebbero riconosciuto il loro diritto al voto. Un diritto, poi esercitato per la prima volta, in occasione del referendum istituzionale del 1946, in seguito al quale nacque la Repubblica Italiana.
Il monologo è scritto e diretta dall’attore Marco Bonini
A base del vero motivo del lavoro di Bonini vi è una specie di favola, che costituisce l’elemento scatenante della rievocazione, egregiamente esposta da una splendida Cristiana Capotondi nei panni di una mamma alla quale la sua bambina, chiede il racconto di una favola prima di addormentarsi. La Capotondi, mamma moderna, ricorre all’artifizio di raccontare alla figlia, il momento in cui, nel 1943, Firenze la città in cui viveva ( lei bambina ) venne attaccata da aerei alleati, con lo scopo di distruggere la stazione ferroviaria di Campo di Marte, attacco fallito ma che produsse morte e devastazione, nella aree adiacenti il nodo ferroviario.
Il testo rievoca come le donne italiane ebbero riconosciuto il loro diritto al voto nel 1946
La “fiaba” è in effetti un dettagliato racconto di come, durante la notte del bombardamento, la famiglia del Direttore di Palazzo Pitti, dovette rifugiarsi nei sotterranei del Palazzo. Una descrizione in quasi dialetto fiorentino, dalla quale emergono i dettagli dei comportamenti della moglie del Direttore (nonna Vittoria cioè la nonna della mamma che racconta la fiaba), vanitosa della elezione del marito alla importante carica, e donna ammirata per il suo seno che deve fare i conti, in occasione della discesa negli scantinati, con una situazione imbarazzante. La balia che allattava la sua quarta figlia, resta senza latte a causa dello schock causatole dal bombardamento, e non può allattare i suoi propri due gemelli.
In scena c’è Cristina Capotondi di bianco vestita che amabilmente recita
E nell’occasione emerge l’eguaglianza tra i ceti sociali: non vi sono più differenze perché una mamma soccorre l’altra, e cioè la moglie del Direttore fa da balia alla sua balia, ed allatta i gemelli non suoi, eliminando le simpatie e le antipatie. Tra diritti e doveri, tra diversità sociali ed altezzosità per le pregresse dipendenze, una madre vale quanto un’altra madre, e quando una ha il latte nel suo ridondante ed apprezzato seno, allatta i bimbi di chi non lo ha. E’ questo fatto una vittoria che la prima balia (quella dei due gemelli) riporta sulla seconda: la “Vittoria della balia dei vinti” che è, appunto il titolo del monologo, per certi versi anche allegro, che la Capotondi amabilmente recita vestita di bianco candore.
Sul palcoscenico proiettate le immagini del bombardamento di Firenze del 1943
L’attrice si muove in palcoscenico sullo sfondo di un bianco scenario, sul quale vengono proiettate magistralmente, le immagini delle incursioni aeree di quella mattina del 1943, quasi a voler fare in modo, che la bambina alla quale la favola viene raccontata, le recepisca per mai dimenticarle.
Andrea Gentili