Diego Lama è autore del giallo “Il mostro di Capri” edito da Mondadori. Questo romanzo è la quinta indagine del Commissario Veneruso, questa volta ambientata nelle bella isola partenopea. Un viaggio per mare e di indagine interiore nel mondo femminile. Visum ha intervistato l’autore.
Intervista a Diego Lama autore del giallo Il mostro di Capri
Protagonista di una serialità che inizia con la prima indagine vincitrice del premio Tedeschi nel 2015, e che vede protagonista il misogino commissario, che sapeva fare una cosa sola nella vita, ascoltare le persone e comprendere ciò che nascondevano, con “Il mostro di Capri” Lama fa intraprendere al suo protagonista un viaggio per mare, che si colora di introspezione e indagine interiore nel mondo femminile.
“Il mostro di Capri” è la seconda indagine col commissario Veneruso pubblicata da Mondadori, svincolata dalla prima. La tua è una serialità aperta, libera?
La quinta indagine del Commissario Veneruso
Libertà è la parola chiave della storia?
“Sì, la Libertà è il tema del libro, dunque l’ossessione che mi ha spinto a scriverlo. Libertà sessuale, sentimentale, politica, sociale, culturale, ideale e – soprattutto – la Libertà vera, quella che ci consente di svincolarci di noi stessi e dei nostri fantasmi. Quest’ultima Libertà è quella che insegue Veneruso lungo il corso di tutto del romanzo. Chissà se riesce a trovala”.
L’isola di Capri, “piena di gente balorda, a volte isterica, altre volte pigra, altre violenta, implacabile…” perché hai scelto Capri?
“Sono innamorato di Capri che frequento da molti anni e che continuo ad abitare con piacere. Mi piace la Capri silenziosa, storica, naturale, romantica, struggente, primitiva, mitologica, selvaggia, però anche quella piena di gente, di lusso, di rumori, di turisti, di ostentazione, di vip. Mi piace il contrasto assurdo tra queste due isole che coincidono in un’unica realtà straordinaria”.
L’isola di Capri che ha due volti
Il suo doppio volto, bellezza e crimine, il male risiede anche nei luoghi simbolo del divertimento e della spensieratezza?
“Il male risiede ovunque. Come anche il bene, per fortuna. A Capri in verità non è mai accaduto nulla di veramente orribile, nessun particolare delitto. Però l’isola ha ospitato tanti eventi mostruosi e tanti personaggi che hanno portato sull’isola i loro fantasmi, oltre alla loro grandezza. Nel libro ne racconto alcuni”.
La Capri della Belle Epoque era un luogo a la page
Le sue caratteristiche la fanno essere un personaggio femminile? Capri di fine Ottocento era un luogo di aggregazione di tanti personaggi italiani e stranieri che la scelgono come luogo di incontro e confronto?
“La Capri della Belle Époque era un luogo di villeggiatura esotico che attirava i più ricchi, i più coraggiosi, i più perversi viaggiatori europei a caccia di luoghi primitivi dove poter vivere ciascuno la propria libertà (libertà significava soprattutto quella sessuale), lontano dalla cappa della borghesia ottocentesca che non doveva essere facile da sopportare, soprattutto per gli spiriti liberi di allora”.
Il romanzo è dedicato alle donne vittime o superstiti del male ma è sempre l’amore e la sua ricerca a muovere la mano del crimine?
Il romanzo è dedicato alle donne vittime o superstiti del male
Veneruso in trasferta si apre di più come personaggio, ne scopriamo carattere, gusti e rapporto con vittime e collaboratori. “Sapeva fare una cosa sola nella vita, ascoltare le persone e cercare di comprendere ciò che nascondevano”. Tra i tanti che incontra a Capri, quale personaggio lo scuote di più e lo fa riflettere anche su se stesso?
Mare e male sono entrambi inesorabili e implacabili?
“Il male è peggio del mare. Ti riferisci all’errore che commette la turista tedesca Khaterina, quando incontra Veneruso. Mi fa piacere che l’hai colta, perché è una metafora legata anche al concetto di libertà di cui sopra”.
Veneruso e Serra sono due personaggi specchio?
“Sì. Salvo Serra, il suo agente preferito (che Veneruso tortura in ogni modo). Serra esiste nei romanzi per mostrare l’altra faccia della vita. Così come Veneruso è pessimista, pesante, insicuro, pensieroso, antipatico e cupo, Serra è ottimista, leggero, sicuro, spensierato, simpatico e luminoso. Io mi trovo in mezzo tra queste due figure: spesso Veneruso, qualche volta Serra”.
Cristina Marra