Incontro con lo scrittore Fausto Vitaliano

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Fausto Vitaliano
Fausto Vitaliano

Fausto Vitaliano è uno scrittore noir, che ha recentemente pubblicato il romanzo intitolato, “La sabbia brucia” edito da Bompiani. Visum lo ha incontrato. 

Ritorna Misticò e ritorna la sabbia, oltre che simbolica la sabbia è anche una metafora? 

La sabbia brucia edita da BompianiLa sabbia è tra gli elementi del paesaggio più comuni in Calabria. Togliere la sabbia alla Calabria è come togliere i grattacieli a Manhattan. Pensi alla sabbia e ti vengono in mente le spiagge. Pensi alla spiaggia – spiega Vitaliano a Visum – ed ecco che ti compare il mare. Il mare può essere un punto di partenza, da dove salpare per esplorare terre lontane e sconosciute. Ma la spiaggia è anche essere approdo, dove trovare salvezza dalla tempesta. In questo dualismo è nascosta anche una delle chiavi di comprensione di Gori Misticò e del suo (relativo) mal di vivere’”.

 

Nel romanzo tra flash back e interludi racconti infanzia, giovinezza e maturità di Gori, è anche un prequel?

Fausto Vitaliano e Cristina Marra
Fausto Vitaliano e Cristina Marra foto di Marco Costantino

“‘La sabbia brucia’ racconta i fatti e le circostanze che hanno portato Gori Misticò, all’inizio del 2014, a doversi trasferire in Calabria da Milano. Il precedente romanzo, ‘La mezzaluna di sabbia’, ce lo mostrava invece nel 2018, quando la malattia lo aveva colpito. ‘La sabbia brucia’ è, in effetti un prequel – sottolinea lo scrittore –  e tuttavia ho voluto dedicare alcuni inserti all’interno della narrazione (li ho chiamati “interludi”) che ci mostrano le fasi dell’intervento chirurgico a cui Misticò viene sottoposto, il tentativo, forse estremo, di salvargli la vita. Pertanto, questo romanzo si svolge lungo due linee temporali: il passato e il presente. Del futuro, ancora non sappiamo nulla…”.

Fausto Vitaliano e Cristina Marra
Fausto Vitaliano e Cristina Marra foto di Marco Costantino

Dedicato agli amici, oltre che al legame di amicizia che come scrivi “il legame con un amico è misterioso, resistente, sotterraneo” il romanzo è anche un’indagine nei legami familiari?

Direi che questo romanzo è (anche) un ragionamento sui legami in senso ampio. La famiglia, certo, ma anche i rapporti tra amici. L’amicizia è davvero un legame misterioso; nei legami d’amore si può passare con sconcertante facilità dalla passione all’indifferenza. L’amicizia, invece, sopravvive pressoché a tutto. Anche ai litigi tra amici…”.

Diviso in tre parti ognuna intitolata a un nome di donna, quanto i personaggi femminili e le storie di donne vittime di crimini che racconti diventano la chiave di lettura del romanzo?

Fausto Vitalino e Cristina Marra
Fausto Vitaliano e Cristina Marra foto di Marco Costantino

Queste tre donne – Lucedòra, Regina e Algìda – sono i tre motori narrativi dell’inchiesta che vede protagonista Gori Misticò. Non posso parlare nel dettaglio, dato che le storie poliziesche (gialli, noir chiamiamole come vogliamo) esigono una certa dose di riservatezza. Posso dire che le vicende di queste tre donne – sottolinea Vitaliano – lontane una dall’altra nello spazio e nel tempo, troveranno in una certa misura una connessione che porterà Misticò a sbrogliare un caso che si rivelerà assai complesso, contorto e contraddittorio, ma che alla fine troverà una giusta soluzione”.

Humour e linguaggio dei fumetti sono due elementi fondamentali e che caratterizzano il tuo stile. Quanto il linguaggio dei fumetti è prezioso in un mondo globalizzato? Per Gori e anche per Costantino leggere un fumetto in cui “quello che sei rimani” cosa significa, evasione o confronto con la realtà?

Fausto Vitalino e Cristina Marra foto di Marco Costantino
Fausto Vitaliano e Cristina Marra foto di Marco Costantino

Il linguaggio fumettistico è stato, a mio parere, una rivoluzione nel campo della comunicazione. La sua efficacia diretta, la sua velocità lo hanno fatto diventare centrale per ogni generazione. Tutti abbiamo letto Topolino, o Tex o Dylan Dog. Oggi sono subentrati altri mezzi di comunicazione e il fumetto sta effettivamente soffrendo un calo di interesse, specie da parte dei più giovani. A mio parere, tuttavia – commenta –  il fumetto continua ad avere una freschezza che la cosiddetta “comunicazione social”, che comanda su tutto in questi tempi, si sogna. Gori Misticò e Federico Costantino leggono le storie a fumetti prendendo ciascuno quanto gli serve: evasione o anche, forse, una filosofia di vita”.

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L’appartenenza a un luogo, a un’identità, a una casa è un tema fondamentale nella storia?

“Se dovessi indicare un solo tema che tiene insieme ‘La sabbia brucia’ direi senza esitare che è il senso dell’appartenenza, il desiderio di noi tutti, compreso Gori Misticò, di fare parte di qualcosa. L’appartenenza, come sosteneva lo psicologo americano Maslow già negli anni Cinquanta, è un bisogno fondamentale dell’essere umano, al pari di nutrirsi e avere un rifugio. Senza appartenenza siamo ben poca cosa. Misticò combatte una contraddizione profonda: il bisogno di appartenere e il desiderio della solitudine. È anche questo un aspetto che lo rende umano”.

 

La solitudine per Gori è una scelta ma anche una condanna? in questo somiglia a Paperone e agli altri personaggi dei fumetti che in fondo sono sempre soli e solitari?

 Fausto Vitaliano
Fausto Vitaliano

Gori Misticò si ritrova a essere solo praticamente da quando nasce. Suo padre è costretto a non riconoscerlo, sua madre muore quando lui è ancora giovanissimo, così come uno dei suoi due più cari amici. Quando vive ancora a Milano è un agente infiltrato – pertanto, finge di essere chi non è. La sua più importante storia d’amore si chiude in modo traumatico. A questa condizione Misticò a un certo punto si abitua, la considera quasi naturale. Salvo scoprire – dice Vitaliano – che non c’è niente di naturale nella solitudine, che anche lui ha bisogno di qualcuno con cui parlare, confidarsi e confrontarsi e. in ultima analisi, essere sé stesso”.

La visione della vita per Gori Misticò è strettamente connessa alla visione della morte?

Fausto Vitaliano
Fausto Vitaliano

Quando Misticò scopre di essere malato – una brutta malattia che potrebbe non lasciargli scampo – la sua visione delle cose cambia radicalmente. Forse per la prima volta si trova davanti alla propria caducità. È naturale che un individuo cambi la scala di valori con cui misura la vita. Allo stesso tempo, Gori Misticò ha un ruolo e, così, dopo un iniziale sbandamento, capisce che a quel ruolo lui dovrà continuare a ottemperare, malattia o non malattia”.

 

 

La tua Calabria è quella di un paesino/isola che ancora mantiene tradizioni e antiche usanze. Che rapporto hai con la Calabria?

Fausto Vitaliano
Fausto Vitaliano

La Calabria mi è stata ‘tolta’ quando avevo sei anni e la mia famiglia ha dovuto trasferirsi a Milano per lavoro. Sono cresciuto lontano dal luogo nel quale ero nato e che ho continuato ad amare, ma al tempo stesso ho amato Milano, che mi ha accolto, mi ha fatto crescere, mi ha insegnato e dato molto. Le mie radici sono e rimangono in Calabria; i miei rami sono cresciuti a Milano. Ci sono momenti in cui considero questa mia condizione di calabro-lombardo un enorme privilegio”.

La scelta dei nomi dei luoghi e dei personaggi storpiati è fatta per renderli unici e indelebili?

 La-sabbia-brucia di Fausto
La-sabbia-brucia di Fausto

Si tratta probabilmente di un’abitudine che ho mutuato dal fumetto, che è stato e rimane uno dei settori in cui ho lavorato più a lungo. Associare il nome di un personaggio alla sua caratteristica principale – afferma lo scrittore – è un ottimo espediente per offrire al lettore un’immagine, che poi ciascuno sarà libero di accettare o no. Per esempio, chiamare un maresciallo dei carabinieri un po’ scioperato e fannullone ‘Pangasio’ mi pare efficace. Così come il nome della domestica di Gori Misticò – Catena Ciullo vedova Mastranzo – ce la rende immediatamente ‘visibile’”.

Perchè Gori è appassionato di documentari?

Fausto Vitaliano
Fausto Vitaliano

Gori Misticò ha, a volte, la sensazione che la vita degli esseri umani sia governata dal non-senso e dalla stupidità. Al contrario, gli pare che tutti gli altri animali vivano vite che, ancorché assai più complicate, brevi e violente rispetto a quelle degli esseri umani, abbiano più senso, più ragionevolezza. Un animale deve nutrirsi, deve proteggere il proprio territorio e perpetuare la specie. Tutto qui. L’essere umano, accanto a invenzioni e scoperte formidabili, arriva a compiere atti di crudeltà uno verso l’altro che tra gli animali sarebbero completamente insensati. La natura è brutale, ma non è mai stupida”.

Gori ha a che fare con Regina, donna affascinante ma anche pericolosa che ricorda le femmes fatales di Chandler, nei tuoi romanzi omaggi il genere?

Fausto Vitaliano
Fausto Vitaliano

Raymond Chandler, Dashiell Hammett, così come James Ellroy sono i padri nobili del noir. La loro influenza è, per me come per qualsiasi altro scrittore di noir, semplicemente incalcolabile. A me piace però pensare – sottolinea Vitaliano – che il ‘poliziesco’ italiano – non sto parlando di me, ma dei grandi scrittori di genere, da Manzini a De Giovanni, da Malvaldi al maestro Andrea Camilleri – abbiano aggiunto un volume in più a questo genere di narrazione. Non a caso si parla di “noir italiano”. Anche le femmes fatales o le dark ladies italiane, posseggono caratteristiche peculiari che non le rendono repliche di figure già viste, ma personaggi originali e, a loro modo, unici”.

La sabbia brucia di Fausto Vitaliano
La sabbia brucia di Fausto Vitaliano

Che rapporto ha Gori con l’amore e con la morte?

Come tutti, ha un rapporto complicato, contraddittorio e, spesso doloroso. A volte viene da pensare che lui le ritenga ‘fastidiose necessità’. Ma anche lui si rende conto che c’è molto di più. Se la morte è la cessazione della vita, la mancanza di amore è la negazione della vita stessa”.

Nei paesini calabresi la differenza oltra ai “saggi” la fanno anche gli animali?

“In un passaggio del romanzo cerco di spiegare proprio questa caratteristica, che hanno tutti i paesini e, forse in modo particolare, i paesini calabresi, ossia la diversità della fauna che li abita. Esseri umani, cani randagi e gatti vacabbùndi definiscono un territorio meglio di mille descrizioni politico-ambientali. Se, per dire, in una piazza assolata ti imbatti in un cane che, benché privo di una zampa, continua a vivere la propria vita adattandosi alla situazione, capisci che ti trovi davanti non tanto a un animale sciancàto, ma a un esempio. A un modello da seguire”.

Cristina Marra

 

 

 

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