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Intervista a Lidia Ravera autrice de“La bambina che non dormiva mai”

Lidia Ravera, assessore ai Beni Culturali della regione Lazio

Lidia Ravera, eclettica autrice tradotta in tutto il mondo, e presidente del premio Andersen, ha recentemente pubblicato “La bambina che non dormiva mai” per RizzoliVisum l’ha intervistata. 

Il cielo è stellato, è notte ed è tempo di sogni, un gatto sta davanti alla finestra e guarda incredulo la bimba sul lettino che non dorme ma gioca senza sosta, eppure di notte “i bambini devono dormire”. Tira “calci al cuscino blu, calci al cuscino giallo e gambe” e di chiudere i suoi occhietti vispi e vigili la piccola non vuole proprio saperne. Che fare, che soluzione può trovare una mamma dopo averle provate tutte per fare addormentare la sua bambina? Lidia Ravera, eclettica autrice tradotta in tutto il mondo, e presidente del premio Andersen, col suo “La bambina che non dormiva mai”, dedicato alle nipotine, racconta questa situazione tanto comune quanto difficile da affrontare.

La soluzione la fa trovare direttamente alla sua piccola protagonista e la pone di fronte alla decisione della madre di farsi talmente piccola da sparire quasi dalla sua vista. Illustrato da Monica Barengo, il libro pone in risalto l’amore tra genitori e figli, ma anche il bisogno di una madre di avere attenzioni e farsi comprendere. Prendersi cura l’un l’altro senza rinunce e lamentele, è uno dei piccoli-grandi segreti che Ravera svela in questo racconto.

Lidia, dedichi il libro alle tue nipotine quanto c’è di loro nella piccola protagonista?

“Nella piccola protagonista c’è la più grande delle mie nipotine, Mara, (l’altra, Alice, ha appena compiuto un mese!) che ha 5 anni e che ne aveva 3 quando, durante un viaggio in Spagna, cercavo disperatamente di farle fare il pisolino del pomeriggio, in albergo, mentre sua madre, stava all’università a seguire un seminario di filosofia. Mara – spiega a Visum Lidia Ravera – è una bambina di una vitalità straordinaria, vuole vivere con pienezza e soddisfazione ogni ora del giorno e della notte. Esattamente come me. Per addormentarla le raccontavo storie continuamente”. “Le inventavo una dopo l’altra, lei ascoltava attenta. E ne voleva sempre un’altra. Se le rifiutavo una nuova storia, perchè dovevo fingere di essere arrabbiata  lei mi chiedeva di raccontarle di nuovo la stessa. E neanche la ripetizione la addormentava. Mia figlia mi pregò di inventare storie più noiose, ma io non ne sono capace…è da una vita che mi mantengo raccontando storie!”.

Nella tua vasta produzione mancava un libro per bambini? E’ stata un’esigenza? Quanto ti è piaciuto scriverlo?

“Il primo libro per bambini me lo chiese Alberto Moravia secoli fa, era una collana di storie per i più piccoli scritte dagli scrittori più famosi. All’epoca era piccolo mio figlio e io inventai ‘Il paese di Eseap, che racconta di un paese dove tutto va all’incontrario, le case hanno le ruote, le macchine le tendine alle finestre, i fiori innaffiano i giardinieri.. ma soprattutto: I bambini comandano, il sindaco ha 6 anni, e i genitori e i nonni vanno a scuola per disimparare quello che hanno imparato quando si insegnavano le cose sbagliate…E’ stato comprato dalla Giunti e ribattezzato ‘Il Paese all’incontrario’. Da anni lo studiano alle elementari ed è un long seller. E’ una bellissima esperienza scrivere per i bambini: non puoi fregarli in nessun modo. O la tua storia li conquista oppure no. Non ci sono manovre editoriali o mode ofurberie di mercato”.

Farsi piccola e quasi sparire è un grido di una mamma per dire io ci sono, non sono trasparente, ho bisogno di sostegno e attenzioni pure io?

“Le mamme spariscono nella loro funzione. Ma non dovrebbero. E’ bene che i bambini vedano quanto attivamente e solidamente le mamme li amano. Le mamme non devono lamentarsi o far sentire in colpa i bambini, ma farsi vedere sì. Quando Mara aveva un anno e mezzo- dice la Ravera a Visum – una sera, mi offersi di cambiarle il pannolino, mia figlia non si era mai fidata di me per la manutenzione della piccola, io ero più la nonna dei giochi e delle fiabe, ma quella volta volevo che potesse restare seduta a tavola, mentre io la sostituivo. Non sono brava con i lavori manuali, sono maldestra, perciò chiesi a Mara di aiutarmi per non farmi fare brutta figura con la sua mamma: fu bravissima, stava ferma invece di agitarsi come faceva sempre, stava buona mentre le pulivo il culetto …insomma: collaborava. Ai bambini piccoli piace quando abbiamo bisogno della loro collaborazione”.

 

 

E’ l’amore reciproco che vince ogni difficoltà?

“I bambini sentono che li ami, se li ami nel modo giusto. Senza soffocarli e rispettando la loro individualità nascente. E i tempi della loro crescita”.

 

 

Le tue parole si fondono magnificamente con le illustrazioni di Monica Barengo. Ti sei confrontata con l’illustratrice? 

“Mi sono fidata della casa editrice e sono stata molto molto fortunata. Monica Barengo ha un tratto affascinante: è una che toglie gli spigoli dal mondo”.

Cristina Marra

 

Cristina Marra: giornalista pubblicista, si occupa di critica letteraria da diversi anni con particolare riferimento alla narrativa giallo-poliziesca. È stata direttore artistico di numerosi festival tra Festival Lipari Noir, Arena Faletti di Ombre Festival, Calabria Noir Festival, Bologna on the road, le strade del noir, Festival del Giallo di Cosenza. È organizzatrice di diverse rassegne letterarie e ha scritto racconti noir presenti in diverse antologie.È Direttore della collana noir Emozioni d'inchiostro noir e Piccoli noir dell'editore Laruffa.