Renato Brozzi e la scultura animalista italiana tra Otto e Novecento

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Fra i tanti eventi di “Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21” si è aperta, da giovedì 11 febbraio fino al 31 maggio, la mostraRenato Brozzi e la scultura animalista italiana tra Otto e Novecento”, promossa dal Comune di Traversetolo e dal museo dedicato allo scultore e cesellatore, incisore e orafo traversetolese. 

Un’esposizione unica nel suo genere, che offre per la prima volta, a livello nazionale, una panoramica globale sulla scultura animalier in Italia, con oltre 100 opere e più di 50 artisti rappresentati. Dominus della manifestazione è ovviamente, come indica il titolo dell’evento, Renato Bozzi (Traversetolo 1885-1963) considerato “più grande Animaliere italiano dopo il Pisanello”, secondo la definizione solenne e lapidaria coniata da Gabriele D’Annunzio.

La manifestazione è curata dallo specialista di scultura italiana dell’Ottocento e Primo Novecento, Alfonso Panzetta, e da Anna Mavilla, curatrice onoraria del museo.  Costituisce la prima indagine specifica sulla scultura zoomorfa in Italia, un genere mai sino a ora sondato con precisione e che, con differenti intensità e poetiche, è stato praticato da circa 350 artisti, e ancora oggi, nel contemporaneo, risulta molto amato dagli scultori emergenti.

“Il genere dell’animalismo in scultura ha rari riferimenti bibliografici in Italia a dispetto del grande interesse collezionistico esistente, ma ancor più inesistenti sono state le occasioni di veder allestite esposizioni sul tema. – Come ha precisato il Professore Alfonso Panzetta[…] è da considerare certamente come una mostra illuminante della grande qualità di questo genere plastico nel suo periodo aureo, tra Otto e Novecento, quando Brozzi si confrontava, da protagonista assoluto, con artisti di grande livello nazionale e internazionale. Una “età d’oro” dell’animalismo da considerare apice di un genere che in Italia ha origine in pieno clima neoclassico.”

La mostra è costituita da oltre 100 opere, più di 50 artisti animalieri, dai più memorabili – Rembrandt Bugatti, Duilio Cambellotti, Guido Cacciapuoti, Antonio Ligabue, Guido Righetti, Sirio Tofanari, Felice Tosalli – ad altre importanti personalità, fino a scultori meno rinomati, la cui produzione è ancora in gran parte da ricostruire. Particolare attenzione è anche rivolta alla produzione animalista di quegli artisti del territorio per i quali la presenza tonificante di Renato Brozzi costituì un riferimento fertile e imprescindibile (Pietro Carnerini, Cornelio Ghiretti, Mario Minari, Armando Giuffredi, Ercole Vighi).

Come ha sottolineato la Professoressa Anna Mavilla: “La mostra allestita nel museo Renato Brozzi mette in luce la ricchezza della scultura animalista italiana fra Otto e Novecento, indagando al contempo l’originale specificità dell’artista traversetolese nell’ambito di questo particolare genere. Grazie ad essa la figura di Brozzi ritrova una rivisitata luce, sia perché ne viene sottolineato quel particolare fervore creativo cui è legata la sua leggenda di «animaliere» prediletto da D’Annunzio, sia perché ne mette in risalto il ruolo carismatico nell’orientare tutta una generazione di scultori e cesellatori conterranei verso le tematiche animaliste”.

Federica Di Bartolo

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Ho sempre amato andare alle mostre e il teatro, la passione per il cinema grazie alla televisione. Amavo le serie televisive americane come "Perry Mason", i diversi film tratti dai gialli di Agatha Christie, ma non posso dimenticare i film di Bud Spencer e Terence Hill. E' grazie alla televisione e al cinema che ho scoperto la magia dei libri, dai grandi classici al fantasy, dal giallo alla fantascienza...l'unica cosa che ancora non sono riuscita ad apprezzare veramente e che in genere evito è il genere horror...Quando mi è capitato di leggere o vedere al cinema qualcosa di horror le mie notti erano popolati da incubi. Sono laureata in Letteratura Italiana alla Sapienza di Roma e grazie ad un'amica conosciuta su un forum sono approdata al giornalismo e con fatica sono diventata pubblicista.

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