Restaurato dopo ben sei anni di lavoro, il celebre polittico medievale di Pietro Lorenzetti, è ritornato a casa. Il restauro è stato particolarmente complesso per l’importanza dell’opera. I festeggiamenti per il rientro a Arezzo sono stati rimandati a causa del Covid-19 a data da destinarsi.
Ben sei anni sono occorsi per questo restauro che interessa uno dei capolavori dei primi anni del Trecento. Il polittico a tempera su tavola fondo oro che è un traguardo nel percorso artistico del Lorenzetti, è stato realizzato nel 1320-1322.La data è certa perché risulta dai documenti come il contratto stipulato nel 1320 il 17 aprile con il vescovo Guido Tarlati, che richiede al Lorenzetti di dipingere figure bellissime con colori di vaglia su fondo oro con cento fogli che costavano ciascuno un fiorino.
Il contratto inoltre prevedeva dopo la fine del lavoro, l’approvazione da parte del committente e dei canonici della Pieve dove il dipinto avrebbe dovuto essere posizionato. Raffigura La Madonna col Bambino, Santi, l’Annunciazione e l’Assunzione ed è ritornata al suo posto sull’altare maggiore in Santa Maria della Pieve ad Arezzo. L’opera fu così bella e precisa che non fu solo approvata, ma ha costituito per il pittore un vero punto di arrivo nella sua arte.
Il polittico oggi è arrivato privo di parti strutturali, come le due colonne autoportanti con due dipinti per ciascuna di queste che dovevano reggerlo fino terra; manca anche la predella così importante con piccole figure talmente belle che il Vasari scrisse: “condotte con buonissima maniera”. L’opera è stata oggetto di uno dei primi restauri alla fine dell’Ottocento, quando dopo i lavori che interessarono la chiesa la tavola fu portata al riparo in un municipio per ricollocarla poi nel 1880-1881. Di nuovo restaurata nel 1916, un nuovo intervento avvenne nel 1976 quando un disgraziato tentò di dargli fuoco. In quell’occasione gli studi compresero che l’opera era certamente più grande dei 293 cm. attuali.
A quarant’anni di distanza si è compreso che questo capolavoro doveva essere ben “rimesso in sesto”. Con un’approvata linea di convenzione con la Sovrintendenza di Grosseto e Arezzo sull’ipotesi di ricostruzione delle parti attuali in legno della cornice monumentale perduta che ne facevano una macchina autoportante visivamente moto importanti. E’ stato quindi proposto con un disegno di tipo digitale il lavoro che consentisse di restituire all’opera le proporzioni originali. E’ stato però attuato la sola possibilità del solo recupero della larghezza del polittico . Pertanto si è provveduto ad inserire solo i listelli dorati che distanziano le varie parti dell’opera, facendola tornare alla dimensione originaria.
Durante il restauro il cantiere allestito nello “studio e ricerca” è stato visitato da numerosi conservatori di tutto il mondo mentre le restauratrici Paola Baldetti, Marzia Benini e Isabella Orlandi hanno anche sostenuto una intensa attività didattica. Un restauro certamente valido secondo le ultime teorie che non permettono di stravolgere l’opera di base con aggiunte varie.
Emilia Dodi