Salvatore Ferragamo “Il calzolaio dei sogni”

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Da apprendista ciabattino a calzolaio delle stelle, dal lavoro artigianale all’inarrestabile ascesa imprenditoriale internazionale. La vita di un italiano di successo nel mondo, Salvatore Ferragamo.  

Chi dice che il tacco 11 è una novità? In una foto del ’62 Marilyn Monroe sfoggia il décolleté Ferragamo, tacco 11 cm. E via via Greta Garbo, Joan Crawford, Anna Magnani, Audrey Hepburn, Sophia Loren, i duchi di Windsor, tutti calzano Ferragamo. Una sfilata di celebrità s’incontra sfogliando l’autobiografia di Salvatore Ferragamo (1898 – 1960), stampata a Londra nel 1957 e ripubblicata da Electa. Nel ’50 Ferragamo ha 700 operai che producono ogni giorno 350 paia di scarpe fatte a mano e negozi sparsi per il mondo. Da Venezia a New York a Londra, Sydney, Parigi…

 

E’ il racconto in prima persona di una vita incredibile, da apprendista ciabattino di Bonito, uno sperduto paese dell’Irpinia, a calzolaio delle stelle a Hollywood, dal lavoro artigianale all’affermazione internazionale, all’inarrestabile ascesa imprenditoriale. Una vita in marcia verso il successo. Una storia affascinante da cui Luca Guadagnino ha tratto un lungometraggio presentato fuori concorso a Venezia “Salvatore – Shoemaker of Dreams”.

Signore e Signori, la parte meno importante di questo libro è il racconto della vita di un calzolaio italiano…” scrive.

Occorre andare oltre la storia del bambino scalzo e quasi analfabeta, diventato un celebre, per concentrarsi sul piacere che deriva dal camminare bene. E la dedica a tutti coloro che camminano e all’adorata moglie Wanda Miletti (1921 –  2018) che dopo la morte del marito, insieme ai sei figli farà dell’azienda calzaturiera, un marchio globale del lusso.

Salvatore nasce nel 1898 in un paese d’emigrazione. Undicesimo di 14 figli, rimangono a casa Salvatore e 3 più piccoli. A 9 anni, terminate le elementari, deve decidere. Non vuole fare il sarto, il barbiere, il falegname, ma il calzolaio. La sua passione è la bottega del calzolaio Luigi Festa, dove passa il suo tempo e apprende i rudimenti del mestiere. Dopo le mitiche scarpette bianche realizzate in una notte per la comunione delle sorelle, è un crescendo. Bonito gli va stretta? Napoli attende il ragazzetto bruno dai capelli arruffati. Poi il gran passo, un negozio tutto suo a Bonito. L’attività va bene, la clientela non manca, ma il fratello Alfonso che lavora in una fabbrica di scarpe a Boston lo spinge a partire.

Nel ‘15 raggiunge New York con il piroscafo Stampalia, poi Boston, quindi Santa Barbara in California. All’American Film Company ha inizio la sua ascesa. Impianta un laboratorio di riparazioni e fino al ’21 lavora per gli studios dove scopre gli stivali dei cowboy. Vi sono Mary Pickford, Douglas Fairbanks senior, Paola Negri, Dolores del Rìo…Nel ’23 realizza le calzature per i “I dieci comandamenti” di Cecil B. DeMille. Per Lola Todd crea stivali elasticizzati a calza leopardati. E si sbizzarrisce nei pellami, nei materiali, nei modelli, nelle decorazioni.  Lancia la moda dei “sandali alla romana” creati per un film. Sempre con attenzione maniacale al benessere dei piedi. E per creare scarpe bellissime e comode studia l’anatomia e si laurea. Gli affari vanno a gonfie vele, può comprarsi la prima Chevrolet.

Allo scoppio della Grande Guerra impossibile tornare in Italia. E quando l’American Film Company si trasferisce a Hollywood la segue. Hollywood è la meta del destino. Ottenuti i finanziamenti inaugura la nuova sede. Nel ’23 gli studios sono ancora pochi, rare le ville sontuose. Nel ’27 quando lascia Hollywood è nata la Metro Goldwyn Mayer, le ville si sono moltiplicate. Sono anni brillanti, Ferragamo conquista il mercato cinematografico.  Lavora per Griffith “La rosa bianca”, per la Fox, l’Universal, la Warner Brothers. La sua produzione si specializza e non disdegna modelli bizzarri come i tacchi a cavaturacciolo per Gloria Swanson.

Al racconto della vita professionale si mescolano ricordi, rapporti con divi dal pessimo carattere. Capaci di scaraventare le scarpe dalla finestra, come fa Jean Harlow.

Nel ’28 sul piroscafo Roma torna in Italia e si stabilisce a Firenze dove a via Mannelli ha sede il calzaturificio pubblicizzato dal manifesto di Lucio Venna. A Firenze affitta e poi compra Palazzo Spini Feroni (dal ’95 Museo Ferragamo) e a Fiesole la villa il Palagio. La guerra sarà un colpo durissimo per l’azienda del lusso, diminuiscono le richieste, scarseggiano le forniture.

Nel ’40 trova a Bonito la moglie che ha sempre sognato, è la figlia del medico del paese, destinata a guidare l’impresa. Poi lentamente la ripresa con la consapevolezza di poter contare su clienti affezionati. E il successo internazionale, i premi: il Neiman Marcus Fashion nel ‘47, la partecipazione alla mitica sfilata “La donna italiana nei secoli” a Palazzo Strozzi nel’48. Foto 8

Laura Gigliotti

 

  • Salvatore Ferragamo Il calzolaio dei sogni
  • Electa
  • 240 pagine
  • edizioni in italiano, inglese e francese
  • 24 euro
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Senese di nascita e romana d’adozione. Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti di Roma dall’81, ha pubblicato in modo continuativo per quotidiani e riviste cartacee: da “La Voce Repubblicana” a “Mondo Economico”, a “ Il Tempo”, “il Giornale”, “Il Sole 24 Ore”. E per giornali online come “Visum” e “Quotidiano Arte”. Senza contare interventi saltuari in numerose pubblicazioni fra cui “Le città” e il “Corriere della Sera”. Sempre di cultura e società in senso lato e in modo specifico di archeologia, architettura, arte e musica. E di libri, di Roma e del Vaticano.

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