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La canzone classica napoletana con Claudio Carluccio

Sere fa al Teatro delle Muse di Roma, voluto dal direttore artistico Rino Santoro con sua moglie Wanda Pirol, si è tenuto un recital, intitolato Jesce sole, che ha visto protagonista il cantante-chitarrista napoletano Claudio Carluccio. Erano esattamente tre mesi e più che non si esibiva davanti ad un pubblico su un palcoscenico teatrale. L’occasione è stata ghiotta per tutti quelli che lo conoscono da anni e che non sono voluti mancare al primo appuntamento post Covid-19. Tante belle canzoni eseguite, tanti applausi e canzoni a richiesta. 

Sere fa al Teatro delle Muse di Roma, voluto dal direttore artistico Rino Santoro con sua moglie Wanda Pirol, si è tenuto un recital, intitolato Jesce sole, che ha visto protagonista il cantante-chitarrista napoletano Claudio Carluccio. Erano esattamente tre mesi e più che non si esibiva davanti ad un pubblico su un palcoscenico teatrale. L’occasione è stata ghiotta per tutti quelli che lo conoscono da anni e che non sono voluti mancare al primo appuntamento post Covid-19. Tante belle canzoni eseguite, tanti applausi e canzoni a richiesta.

Tempo fa un articolo pubblicato sul quotidiano napoletano Il Mattino descrisse così l’artista: “…finissimo interprete dalla voce calda, pastosa e passionale che, mentre offre allo spettatore tutta la dolcezza struggente di cui è permeata la canzone classica napoletana, come d’incanto si trasforma, per proporre con gusto, garbo ed ironia quanto basta, le più celebri macchiette napoletane”.

 

Ma conosciamo più nel dettaglio questo bravissimo cantante che unisce, con le sue canzoni, la Napoli di oggi con quella di ieri. Claudio Carluccio, nato a Napoli nel 1958, iniziò a cantare in pubblico a dieci anni. Poi studiò chitarra classica con il Maestro Giuseppe Luongo. A sedici anni iniziò a comporre le sue prime canzoni, partecipando nel 1976 al concorso voci nuove di Castrocaro Terme, selezionato personalmente da Gianni Ravera. Ma il suo incontro più fortunato, quello che gli cambiò la vita, fu quello con Roberto Murolo, diventandone l’allievo preferito. Il grande artista napoletano iniziò a impartire a Claudio Carluccio lezioni di canto e dizione, fu suo padrino di Cresima e poi lo presentò nei suoi concerti come il “continuatore” del suo genere musicale.

La serata che Claudio Carluccio ha regalato al pubblico del Teatro delle Muse è stata bellissima e nello stesso tempo nostalgica. Tanti gli omaggi fatti a cantanti e chansonniers scomparsi, come Mia Martini, lo stesso Roberto Murolo, Pino Daniele, il batterista Franco del Prete, Joe Amoruso, tastierista storico di Pino Daniele. Il concerto è iniziato con un omaggio alla cantante napoletana Mirna Doris, recentemente scomparsa, regalandoci una canzone napoletana della brava cantante: Indifferentemente, ed è stato chiuso con una canzone portata al successo da Gianni Morandi, Il mondo cambierà.

Dicevamo tanti gli omaggi canori: per Roberto Murolo e Mia Martini, ci ha regalato la stupenda canzone Cu’ mme’; per Pino Daniele, la famosa Napule e’; non poteva mancare un omaggio a Renato Carosone con una canzone meno conosciuta, considerata il suo testamento, ‘Na canzuncella doce doce, scritta da Claudio Mattone e un’altra canzone dello stesso Mattone, tratta dal musical Scugnizzi, ‘A città ‘e Pulecenella; un altro omaggio al gruppo de Gli Alunni del Sole con ‘A canzuncella; un omaggio al complesso Giardino dei Semplici con Crideme.

Una canzone, non mai così attuale come adesso che son tornati i problemi razziali, è stata Il ragazzo che sorride, di Mikis Theodorakis, a suo tempo cantata da Al Bano; bellissima la canzone Lei per ricordare il grande istrione Charles Aznavour.

Poi le classiche canzoni melodiche Era de maggio, O sole mio, Duje Paravise. Gran finale con la canzone Champagne, portata al successo da Peppino di Capri, un brindisi augurale che questa pandemia finisca presto. Una serata memorabile quella che ci ha regalato Claudio Carluccio che molto difficilmente dimenticheremo.

Giancarlo Leone

Giancarlo Leone: Giornalista specializzato in teatro