La mostra di Ottone Rosai che doveva aprire ad aprile e a causa del Covid-19 è stata rimandata, ci viene comunicato che aprirà il 26 ottobre 2020. Si presenta come un’esposizione di grande valore.
L’Ufficio stampa della mostra, lo StudioEsseci.net, ci comunica si aprirà alla fine ottobre 2020. Si tratta di una mostra nel centenario della prima personale fiorentina di Ottone Rosai che lo celebra nel periodo di maggior interesse della sua produzione, gli anni che vanno tra le due guerre mondiali.
L’esposizione sarà certamente molto interessante perché il curatore è il maggior esperto e studioso dell’opera dell’artista, il Prof. Giovanni Faccenda che oltre a presentarla l’ha organizzata ricercando in tutta la Toscana e non solo, i dipinti di Rosai presso collezionisti privati che non le avevano mai date per un’esposizione. Si tratta di 50 opere tra le quali 10 assolutamente inedite che sono di proprietà di collezionisti che hanno avuto rapporti con Rosai o con i suoi galleristi.
A questo proposito Il Prof. Faccenda ha anticipato:“Una delle maggiori peculiarità di questa esposizione pubblica deriva dalla riscoperta di una decina di capolavori assoluti di Rosai degli ani Veti e Trenta tutti provenienti da una raccolta privata romana presenti alla mostra di Palazzo Ferroni a Firenze, nel 1932, e documentati nel primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle opere di Ottone Rosai( Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 2018) da me curato. Accanto ad effettive eccellenze più note d un periodo – quello fra le due guerre(1918-1939) che rappresentano l’aristocrazia della pittura e disegno di Rosai”.
“Vi si aggiunga la volontà di superare una lettura esegetica ormai antiquata e limitata dell’opera di questo Maestro uno dei maggiori del Novecento, sovente priva dei necessari riferimenti culturali che vi si devono cogliere (Dostoevskij), (Campana e Palazzeschi tra gli altri) e di una riflessione filosofica che tega conto delle affinità con il pensiero di Schopenhauer del pessimismo cosmico di Leopardi”. Ottone Rosai (1895-1957) formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e soprattutto sulle opere di Corot, Courbet, Cezanne e Daumiei, già dopo il 1918 la sua pittura si rifece al primitivismo raziocinante con l’influenza del Masaccio, con tematiche molto caratteristiche dedicate ai personaggi dei quartieri popolari di Firenze, con tele molto chiaroscurate. La sua opera dopo il 1920 ha una fonte genuina e popolare dove con una certa amarezza mostra il mondo provinciale dove si accentua la solitudine raccontata con un linguaggio sostanziale. E’ stato anche un buon grafico e uno scrittore.
Sarà una mostra molto interessante proprio per il periodo preso in considerazione, grazie alla sensibilità dei prestatori delle opere.
Emilia Dodi