Picasso e il MIC di Faenza

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In attesa che si possa ancora aprire, il MIC di Faenza mette in Rete non solo la sua collezione di ceramiche antiche tra le più importanti d’Italia, ma anche la mostra delle ceramiche di Picasso che è prorogata fino al 13 maggio 2020.

Con una buona dose di ottimismo e grazie alla collaborazione con il Musée Picasso di Parigi, il MIC comunica che la mostra “Picasso la sfida della ceramica”” è prorogata fino al 13 maggio 2020. Nel frattempo oltre alla bellissima collezione di ceramiche antiche, mette on line anche la mostra stessa. www.micaenza.org/it/

Si tratta di 50 pezzi provenienti dalla collezione del Musée National Picasso di Parigi prestati all’uopo e numerose foto del periodo nel quale l’artista attratto dalle realizzazioni in ceramica risiedeva ai bordi del Mar Mediterraneo, nonché un documentario di Luciano Emmer del 1954 “Picasso a Vallauris”. Infatti l’esposizione fa parte proprio delle mostre che celebrano l’artista con “Picasso Mediterraneo”, manifestazione internazionale che ha visto la collaborazione di molte istituzioni dal 2017 al 2019 che hanno celebrato l’opera “ostinatamente mediterranea” del grande artista.

L’esposizione che è curata da Harald Theit e Salvador Haro con la collaborazione di Claudia Casali è un nucleo eccezionale di opere che mostra non solo l’amore di Picasso per l’argilla, ma soprattutto quanto la collezione del MIC possa averlo ispirato, dalla ceramica classica  con le figure bianche e rosse, i biccheri, la ceramica spagnola e italiana, le immagini dell’area mediterranea come i pesci, i gufi e gli uccelli, nonché la taumarchia che in un modo o nell’altro è sempre presente nelle opere picassiane.

ll Museo Internazionale della ceramica di Faenza possiede molti pezzi del Maestro grazie all’interessamento di Tullio Mazzoni, Giò Ponti e i coniugi Ramié che richiesero alcune ceramiche per ricostituire la collezione andate distrutta durante la seconda guerra mondiale a causa del bombardamento del 1944. Fu proprio il direttore e fondatore del museo, Gaetano Ballardini, che scrisse una lettera molto accorata a Picasso che mandò il primo piatto ovale che raffigurava la colomba della pace nel 1950. In seguito nel 1951 giunsero altri piatti, vasi di tipo arcaico, il grande vaso “Le quattro stagioni” graffito e dipinto, con figure femminili dalle forme abbondanti che la rotondità del vaso mette in evidenza. Una mostra che nonostante il Covid-19 si vedrà on-line, unitamente alla preziosa e interessante Collezione permanente che di recente è stata riesposta con criteri più attuali.

Anna Camia

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