A Parma non ci sarà la grande mostra di Ligabue

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Antonio Ligabue Traversata della Siberia 1059 olio su tela cm.100x150

Parma Capitale della cultura 2020 nel nuovo spazio espositivo di Palazzo Tarasconi doveva presentare fino al 27 dicembre 2020 una grande mostra dedicata a Antonio Ligabue (1899-1965) unita a 15 sculture di Michele Vitaloni (1967).  L’esposizione curata da Augusto Agosta Tota, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, non si sa quando ci sarà.

Antonio Ligabue
Autoritratto con mosca 1960 olio su tela cm.70×50

 

Ormai tutti conoscono la storia tormentata della vita di Antonio Ligabue (cognome che si è scelto a Guastalla) nato a Zurigo da madre italiana, che finito in adozione ad una famiglia svizzera tedesca fu espulso dalla Confederazione Elvetica perché considerato non desiderato a seguito della denuncia della mare adottiva che lo considerava disadattato, senza rendersi conto del trauma subìto non solo per l’abbandono, ma perché allora essere italiani e poveri era un demerito. Bisogna dire che la sua venuta in Italia a vent’anni, nonostante la sofferenza, lo ha fatto divenire uno dei pittori del XX secolo maggiormente amati.

 

Antonio Ligabue
Re della foresta 1952 olio su tela cm.198×251

Ligabue non è assolutamente un pittore naif come non lo era Rousseau, ma nel suo caso si può parlare di “espressionismo tragico” come lo ha denominato Sandro Parmiggiani in occasione della sua grande mostra al Vittoriano di Roma nel 2016. Infatti già da ragazzo non amava studiare, la sola cosa che lo interessava era disegnare. Non aveva vita facile in Svizzera, ma anche in Italia l’inizio per lui non fu certo agevole impossibilitato a trovare lavoro perché parlava solo tedesco. La sua sola gioia era dipingere e l’incontro con Marino Mazzacurati che vedendolo scoprì in lui un artista vero insegnandogli a usare colori ad olio e pennelli, è stato provvidenziale per lo sviluppo della sua arte.

Antonio Ligabue
Autoritratto con sciarpa rossa olio su tela cm.75×59

 

Altro personaggio importante per la sua vita artistica e forse determinante, è stato Augusto Agosta Tota che avendolo conosciuto nel 1951, lo ha fatto conoscere anche a Amburgo, Toronto, Parigi, Firenze, Mosca, e Chemgdu dal 1977, che ora presiede la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma. In mostra ci saranno sono 72 dipinti e 4 sculture di Ligabue unite a 15 opere plastiche di Michele Vitaloni, artista contemporaneo, al quale lo uniscono l’amore per gli animali e il mondo naturale.

 

 

Antonio Ligabue
Leopardo con bufala e jena, olio su tela cm.83×126

Vittorio Sgarbi ha scritto: “Gli animali che Ligabue vede nella foresta sono simboli di forza, di energia emblemi di un desiderio di libertà di riscatti: Ligabue, uomo umiliato e emarginato, come pittore si afferma e vince attraverso la potenza gloriosa dell’animale……….”. E a proposito dei sui celebri autoritratti: “C’è un mondo interiore che esibisce nei suoi autoritratti.  Ligabue parla con se stesso, si chiede e ci chiede qualcosa. Anche in questo caso è evidente il disagio. Ligabue si batte la testa con n sasso, cerca di scacciare gli spiriti maligni. L’autoritratto non è una forma di narcisismo, esprime la necessità di capire meglio, in un processo di autoanalisi. L’ autoritratto è l’immagine del malessere, e Ligabue ci tiene a farlo conoscere”. 

Michele Vitalone
Leopardo 2015 , busto di leopardo, fusione in bronzo, dipinto ad olio Limited Edition
9, h 62 cm.

 

Il contemporaneo sarebbe stato espresso da Antonio Vitaloni, artista di grido della Wildlife Art e dell’iperrealismo scultoreo che ni si confronta con Ligabue avendo lo stesso amore per tutti i tipi di animali, prevalentemente di animali selvatici. Sotto le volte delle cantine di Palazzo Tarasconi si possono ammirare 15 grandi sculture di Vitaloni che sono belle ed estremamente espressive.

Quando si potrà aprire, sarà una mostra da non perdere.

Emilia Dodi

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