Notturno con Figura alla GNAM

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Notturno con Figura Primo corollario della vibrazione 1

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma presenta “Notturno con figura Primo corollario sulla vibrazione” mostra dei gemelli Carlo e Fabio Ingrassia e Eugenio Tibaldi. E’ curata da Lucrezia Longobardi. Resterà aperta fino al 13 aprile 2002. 

Notturno con Figura Primo corollario della vibrazione 2

 

Questa rassegna che fa parte di Connection Gallery ciclo espositivo a cura di Massimo Minnini, è l’ultimo appuntamento ed è il primo corollario sul tema della vibrazione, ricerca cara alla curatrice Lucrezia Longobardi. E’ necessario chiarire cosa s’intenda per tema della vibrazione inerente all’arte. Un dato scientifico pubblicato nel 1989 sulla rivista 21th Century Science & Technology afferma che l’uomo vibra a circa 570 trilioni di volte al secondo, il che significa 42 ottave il DO centrale di un pianoforte, una grandezza difficilmente immaginabile.

 

 

Notturno con figura Primo corollario della vibrazione 3

Questo dimostra come gli uomini siano esseri emozionali capaci di plasmare la realtà attraverso le vibrazioni. La loro armonia o disarmonia, è generata da disaccordi interiori o sociali che possono portare l’essere umano a essere in disarmonia con il suo ambiente e con la società. Notturno con figura fa parte del corollario che Lucrezia Longobardi ha iniziato nel 2017 sul concetto di spazio esistenziale. Tale concetto che ha visto mostre, saggi critico-filosofici, titolati Definizioni seguito da numeri consecutivi, è divenuto la base della ricerca della curatrice che ha dato inizio a una serie di riflessioni complementari come in questa rassegna che unisce due artisti il duo Carlo e Fabio Ingrassia e Eugenio Tibaldi.

 

Notturno con Figura Primo corollario della vibrazione 4

I due gemelli Ingrassia che lavorano a quattro mani, uno destrorso e l’altro mancino, sovrapponendo sullo stesso supporto con un gesto che idealizzato diviene tangibile, credono solo alla vibrazione della luce e del colore impressi sull’immagine, come se il soggetto ritratto non avesse corpo e sostanza. Questa precarietà è simile alla tremante installazione del Tibaldi. Il rapporto tra queste due opere attiva una correlazione tra paesaggio interiore e spazio reale che arriva alla struttura installativa. L’artista che da sempre si interessa del rapporto tra economia e paesaggio contemporaneo, indaga su una tematica che riguarda chi vive ai margini delle grandi città. Questa vacillante opera rappresenta l’assenza dell’essere che mancando delle necessità primarie vuole ridurre al minimo il ciclo vitale che qui diviene ossessivo e chiuso su se stesso.

Mostra decisamente non facile che fa riflettere.

Emilia Dodi

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