La mostra d’autunno alla Fondation Beyeler che è aperta e lo resterà fino al 26 gennaio 2010, inerisce cinque artiste contemporanee unite solo dalla tematica dello spazio: Leonoir Antunes, Silvia Bächli, Toba Khedooni Rachel Winteread, e Susan Philipsz.
Queste cinque artiste con “Performating Spaces” è la prima volta che mostrano le loro opere insieme poiché li unisce il modo nel quale hanno mostrato la spazialità sotto varie forme: acustiche, scolpite, disegnate. Queste realizzazioni sono evocative di spazio tra il riconoscibile e il poco notevole, creando luoghi e spazi che sollecitano i ricordi. In effetti lo spazio per moltissimi anni non è stato il punto focale nelle opere, ma dagli anni ’60 i nuovi mezzi d’espressione come le performance, l’installazione e i film sono stati accettati come arte visiva e lo spazio ha quindi assunto il suo rilievo.
Quest’esposizione prende l’avvio dal suo titolo “risonanza” e il suo scopo non è quello di spazialità in termini tematici, bensì quello di mostrare, da cinque posizioni differenti, come è data la forma visiva agli aspetti e alle circostanze che sono nelle opere degli artisti, spesso non presi in considerazione. Iniziamo da Susan Philipsz (1956) artista scozzese, che esplora le qualità scultoree dei suoni, generalmente create per un determinato ambiente.
Le sue installazioni si basano su registrazioni vocali e strumentali che variano da canzoni pop a melodiche e corali moderne, che l’artista reinterpreta cantando senza accompagnamento con voce non educata. Negli ultimi anni impiega musica strumentale con suoni che provengono da strumenti a fiato danneggiati dalla guerra. I suoni impegnano il visitatore a focalizzare l’attenzione sull’ambiente sperimentando un modo nuovo di osservarlo.
Toba Khedoon (1064) australiana che vive a Los Angeles, nota per i suoi grandi disegni, attualmente li impiega su scala ridotta e oli su tela australiana. Un tempo disegnava molto meticolosamente di architettura deconcentrandoli dal loro contesto originale visti da lontano, ora visti in primo piano arrivano a sembrare astratti, andando oltre i motivi legai alla natura e rendendo la realtà fuori dall’immagine.
Rachel Whiteread (1963) artista britannica, crea un corpus di sculture, che hanno il punto focale su calchi di oggetti familiari come strutture architettoniche e forme vuote, e con una materialità ridotta che a volte sembrano avere un’aria straniante, utilizzando lo spazio negativo degli oggetti che sono sculture individuali. Interi spazi abitativi o singoli oggetti divengono così la sua caratteristica. differendo dagli oggetti originali di normale impiego, punto di riferimento per i nostri ricordi.
Silvia Bächli, artista svizzera nata nel 1956, presenta disegni grandi e piccoli. I sui primi lavori degli anni ’80 sono tra il figurativo e l’astratto, però con meno riferimenti al figurativo nei grandi formati. Attualmente la sua ricerca inerisce le strutture di linee ridotte con colore nitido il cui effetto è dato dal continuo bilanciamento della superfice della carta con il disegno. Ha rappresentato nel 2009 la Confederazione Elvetica alla Biennale di Venezia.
Anna Camia