Narcotica: sulle rotte dei trafficanti tra Colombia e Calabria

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Da mercoledì 17 luglio, in seconda serata, su Rai3 va in onda la prima delle cinque puntate di Narcotica, prodotte dal Tg3 e da Rai3. E’ un viaggio sulle rotte del narcotraffico, un’immersione in zone proibite dove regnano corruzione e violenza, il cui controllo è conteso dai cartelli del narcotraffico, gruppi di guerriglieri, paramilitari, gruppi non riconosciuti di polizia autocostituita. Il programma è curato da Valerio Cataldi con la collaborazione di Raffaella Pusceddu

 

Dalla Colombia al Messico, dall’Albania fino alla Calabria, qui spicca il volto del narcotraffico. Il procuratore Nicola Gratteri e i suoi uomini accompagnano i telespettatori in questo viaggio con il racconto delle indagini che hanno scoperto gli affari della ‘Ndrangheta con i narcotrafficanti sud americani.

 

Nella prima puntata ci immergeremo ipoteticamente nei campi di papavero da oppio del Messico, terzo produttore al mondo di eroina e uno dei paesi più violenti del pianeta con 33.341 omicidi commessi nel 2018. Un viaggio in un territorio senza regole tra le milizie di Filo de Caballos, un piccolo villaggio roccaforte della polizia comunitaria di Guerrero che combatte una guerra feroce contro il Cartello del Sur per coltivare il papavero da oppio e trasformarlo in eroina. Una guerra che dura da anni e che ha bisogno dell’oppio per sostenersi, da un lato come dall’altro.

La storia di questa guerra scivola parallela alla realtà dell’Aspromonte dove il procuratore Nicola Gratteri, insieme al colonnello dei Ros, Massimiliano D’Angelantonio, spiegano usanze, costumi e interessi che li accomunano. La ‘Ndrangheta si conferma l’organizzazione criminale con i migliori contatti in Messico per gestire il traffico internazionale di droga. Molte prove e testimonianze di collaboratori di giustizia dimostrano che sono state le cosce calabresi a immettere sul mercato il Fentanyl, il derivato dell’oppio che, per la sua potenza allucinogena, sta facendo strage di tossici negli Usa.

Dal Messico all’Italia con un particolare intreccio delle storie parallele della religiosità opportunistica della ‘Ndrangheta che venera la Madonna di Polsi con quella primordiale dei messicani e del culto pagano della Santa Muerte, “protettrice dei pistoleros”. Un viaggio sulle note della musica della ‘Ndrangheta composta per celebrare i latitanti e quella dei narcocorridos che a Culiacan cantano le gesta di El Chapo Guzman, il più celebre e spietato dei narcotrafficanti messicani.

Nelle puntate successive l’attenzione sarà sui campi di coca e nei laboratori nascosti nella selva colombiana dove si produce il 70% di tutta la coca prodotta nel mondo. Un territorio raccontato attraverso storie di ragazzini di 13 anni che si bruciano la vita e si spaccano la schiena per riempire sacchi di 70 chili di foglie di coca pagati pochissimo, ma che fruttano cifre da capogiro ai gruppi criminali e del prete che cerca di portarli via da quei territori.

Si parlerà anche dei campi di marijuana in Albania dove è cresciuta la mafia emergente, quella albanese, che sta assumendo il controllo esclusivo del traffico di eroina e cocaina sulla rotta dei Balcani, come dei principali porti del Nord Europa dove arrivano i carichi dal Sudamerica. Senza dimenticare il prezzo pagato dai 150 giornalisti uccisi.

La giornalista Daniela Rea spiega bene la realtà che Cataldi ha sfiorato nella prima puntata. Non c’è una guerra alla droga, c’è una continua ricerca di equilibrio nella collusione tra Stato e Cartelli.

Giancarlo Leone

 

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