“Duisburg – Linea di sangue” è un tv movie tratto da una drammatica vicenda vera della nostra storia recente, con la regia di Enzo Monteleone che vede protagonista Daniele Liotti, in onda su Rai1 in prima serata mercoledì 22 maggio.
Passata alla storia come la ‘strage di Ferragosto’, rappresenta un tragico episodio in cui vennero uccisi sei giovanissimi davanti a un ristorante a Duisburg in Germania, per un regolamento di conti tra due famiglie di ‘ndrangheta. Daniele Liotti interpreta Michele Battaglia, il commissario di polizia italiano che indagò con il collega tedesco Thomas Block (Benjamin Sadler)”.
“Battaglia, richiamato dalla Calabria per collaborare con i tedeschi – dice Liotti – è un uomo dedito alla ricerca della verità, con una grande nobiltà d’animo e un grande amore per la sua famiglia. Ricostruirà una intricata faida familiare nata a San Luca, un paesino dell’Aspromonte ritenuto la capitale della ‘ndrangheta“. Questo massacro avvenuto nella cittadina tedesca, contò ben sei vittime, di cui cinque erano originarie della provincia di Reggio Calabria, la sesta di Corigliano Calabro. Il tutto avvenne davanti al ristorante italiano Da Bruno.
Il film tv che rientra nelle iniziative editoriali e di informazione che il palinsesto Rai dedica alla ricorrenza della Giornata della Legalità, è una coproduzione Rai Fiction – Iterfilm, prodotto da Laurentina Guidotti e Conchita Airoldi.
Il cast è composta da Marina Crialesi, Brenno Placido, Anna Ferzetti, Massimiliano Frateschi, Ester Pantano. Per catturare i killer di Duisburg, vengono chiamati a investigare il cacciatore di mafiosi Michele Battaglia e il suo collega tedesco Thomas Block. I due investigatori, nonostante le diffidenze reciproche, devono collaborare e ricorrere a ogni tecnica di indagine possibile per fronteggiare dei criminali in ascesa che ora godono il rispetto delle altre cosche e ricevono una protezione che li occulta al mondo.
Sul suo personaggio, in particolare, Liotti dice: “Michele Battaglia è dotato di grande intelligenza investigativa, ma è anche un uomo con il suo privato, con le sue fragilità e le sue paure. Davanti ad altre serialità, da Gomorra a Suburra, io dico di stare attenti. Il film entra nelle case della ‘ndrangheta, racconta dei rituali di affiliazione, della struttura familiare su cui si organizza quella criminalità, con boss patriarchi, i giovani che entrano subito nelle attività. Ma anche il lavoro lungo e senza sosta dei poliziotti. Sono contento di aver preso parte a questo progetto, perché i riflettori si accendono sul poliziotto, sull’essere umano“.
Carlo Salvatore