Alla Reggia di Venaria è aperta fino al 26 gennaio 2020, nella Sala dei Paggi, la mostra che celebra con dipinti, sculture, mobili, ceramiche e manifesti la nascita dell’Art Nouveau in Europa. Prodotta e organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con Arthemisia Group è curata da Katy Spurrell.
Torino, dove è nata durante l’Esposizione Universale d’arte decorativa del 1902, la celebra come prima città italiana dove questo stile universale è stato presentato. Stile moderno che non aveva schemi prestabiliti, anche provocatorio, metteva per la prima volta la donna al centro con dei rimandi alla natura nelle varie arti partendo dall’architettura, pittura, arredamento, scultura e anche musica per contrastare gli ultimi esiti dell’Ottocento, dando una ventata nuova dall’erotismo al naturalismo e al simbolismo, in linea con una società sempre più industrializzata.
Prese vari nomi a seconda della nazione nella quale è stata realizzata partendo dall’Inghilterra con il Liberty, dalla Francia dove ebbe il maggiore slancio con l’Art Nouveau, Jungenstill in Germania, Sezession in Austria, Tiffany negli Stati Uniti e così via. In Italia avrebbe dovuto chiamarsi Arte Nova o meglio Arte Floreale ma per convenzione si usa Liberty. In Francia che è stata la nazione dove gli artisti non vollero avere alcun freno, è stata quella dove gli arabeschi, il riferimento alla natura, alla sensualità e al corpo femminile fu di maggior richiamo, basterebbe citare i nomi di Emile Galle, Alphonse Mucha, René Lalique, Eugene Grasset e molti altri che sono in mostra.
Le opere esposte sono 200 e sono degli Arwas Archives, della Fondazione Arte Nova, della Collezione Rodolfo Caglia e di molti privati e raccontano come quest’arte si impose con l’impiego della linea curva e dell’arabesco. L’esposizione che si divide in 5 sezioni indica decisamente come quest’arte prese piede: Più natura più artificio, La donna moderna, Simbolismo, Uno stile per tutti. dall’Art Nouveau al Liberty Italiano. Con un allestimento particolare si è messa in luce l’atmosfera e il gusto dell’epoca con la riproduzione di ambienti parigini inizio Novecento che indicano la vita quotidiana, nonché durante il percorso si crea una riflessione sulle arti decorative di alcuni architetti, artisti e intellettuali che mostrano come questa abbia preso piede in Italia, in particolare a Torino, Milano, Roma dove sussiste addirittura un quartiere dedicato a questa architettura.
Per sommi capi si può dire che la Prima Sezione inerisce la Natura dove gli artisti si dedicano al mondo naturale interpretandolo in vari modi linearmente o mediante motivi floreali o in chiave simbolica. La seconda sezione è dedicata tutta alla donna e all’amore interpretato in modo sensuale e naturale. Questo con manifesti, foto di attrici come Sarah Bernhard che fu impiegata non solo da pittori ma servì anche per reclamizzare prodotti. La terza sezione è dedicata al Simbolismo. Qui dove la produzione letteraria viene unita al design, c’è la novità del pensiero alla ricerca di religioni alternative e di diverse forma di comunicazione.
La quarta è dedicata alla nascita dell’artista-designer che fruttando vari mezzi mette la sua arte a disposizione della fattura artigianale e dell’arte grafica. La quinta mostra come l’Art Nouveau è divenuto il “Liberty Italiano”, uno stile che si trasforma attraverso l’architettura, fino ad arrivare alla prima guerra mondiale.
Una mostra particolarmente interessante.
Emilia Dodi