Romeo e Giulietta in chiave moderna e “contestataria” al Teatro Ghione

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Non c’é nulla di nuovo sotto il cielo dalla fine del ‘500 ad oggi, da quando cioè Shakespeare scrisse questa che è poi divenuta una tra le più famose tragedie di ogni tempo e certamente quella tra le più rappresentate storie d’amore al mondo.

 

Nel tempo la vicenda dei due protagonisti ha assunto un valore simbolico, diventando l’archetipo dell’amore perfetto ma avversato dalla società e l’edizione in scena al Teatro Ghione per la regia di Selene Gandini va a sommarsi a tante altre che hanno descritto, prendendo a pretesto la città di Verona nella quale si svolge la vicenda, il senso di ribellione dei giovani verso le mancanze di una società e del potere che ad essa si associa.

 

Non a caso la Gandini  immagina che la tragedia ed il suo contorno si svolgano all’interno di una gabbia che costringe i personaggi a vivere i loro sentimenti in maniera oppressiva tentando una inutile ribellione simboleggiata dalle morti dei protagonisti Mercuzio, Tebaldo, Romeo e Giulietta che sentono sopra di loro come una forza schiacciante tesa ad ostacolare il comune desiderio di volare più in alto verso una società più libera e non soggetta a costrizioni.

Tutte queste problematiche vengono ottimamente espresse in palcoscenico da una Giulietta che la buona recitazione della giovane e brava Agostina Magnosi rende veramente efficace ed induce anche il pubblico in sala a ragionare sulle colpe degli adulti che governano le varie società che malamente gestiscono e che di tali colpe dovrebbero sentirsi responsabili; non solo, questo lavoro dovrebbe anche essere visto dai giovani ai quali l’invettiva accorata di Giulietta è diretta.

 

Bella la corale collaborazione di Federico Occhipinti ( Romeo ), di Fabrizio Raggi nei panni del capofamiglia Capuleti, di Matteo Fiori ( Mercuzio ) e di tutti gli altri tra i quali Francesco Buttironi e Caterina Gramaglia, del frate Lorenzo interpretatoda Marco Usai e di tutti gli altri alcuni dei quali impegnati a sostenere addirittura doppie parti.

La voce fuori campo del Principe è di Carlo Valli, ma la vera protagonista dello spettacolo andato in scena dallo scorso 12 marzo è la potente regia della Gandini che sapientemente ha saputo gestire ogni arma del mestiere a sua disposizione, dalla essenziale scenografia alle belle musiche introducendo in scena un gruppo di bambini il cui coro è un chiaro messaggio di speranza certamente recepito dallo spettatore che di volta in volta è chiamato a sorridere, a commuoversi, anche a ridere alle esplosioni di comicità della nutrice.

 

Insomma, l’amore a tutto campo, dal primordiale sentimento umano alla tragedia; proprio come nei desiderata di Shakespeare.

Andrea Gentili

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