Marcello Mariani al Vittoriano

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Marcello Mariani nel suo studio

Dal 2 ottobre al 4 novembre 2018 al Vittoriano Ala Brasini c’è la mostra del pittore Marcello Mariani (1938-2017) curata da Gabriele Simongini.

Marcello Mariani
Forma Archetipa 2010

Marcello Mariani, pittore aquilano scomparso lo scorso anno, è stato più volte ospite del Vittoriano anche in collettive. Quest’esposizione promossa dalla Regione Abruzzo mostra quasi sessant’anni di carriera di quest’artista, pittore e scultore, che ha studiato all’Accademia di Napoli e ha lavorato come scenografo per il Teatro San Carlo. Dapprima influenzato dal suo amore per Modigliani negli anni ’50 che lo ha portato a Parigi, si è dedicato con successo alla pittura informale che lo ha fatto divenire  noto internazionalmente tanto da poter esporre in una collettiva di pittori americani “I colori del Rock”. La sua opera è stata anche fotografata in un volume di Gianni Berengo Gardin e alcune foto sono visibili in mostra.

Marcello Mariani
Angelo d’Ombra

Nel tempo l’artista ha costantemente riflettuto sul linguaggio della pittura informale arrivando poi ad un linguaggio libero da qualsiasi definizione. Proprio la sua evoluzione che è stata influenzata per certi aspetti dall’opera di Licini, Fontana, Burri e altri, lo ha portato a creare una visione sempre più poetica, intensa e anarchica dell’universo. Il solo fatto che sia Gabriele Simongini il curatore dell’esposizione è di per sè una garanzia della validità delle opere.

 

 

Marcello Mariani
Mostra “ I colori del Rock”

Il curatore ha scritto: “La pittura come territorio magico in cui comporre le fratture, le divisioni, le separazioni, come rito del paesaggio dal visibile all’invisibile, come lavoro inesausto di purificazione interiore in contatto con i sommovimenti segreti del mondo”. E poi il periodo del terribile terremoto del 2008 che all’Aquila distrusse sia la casa che lo studio dell’artista.

Di questo Simongini ha osservato: “Senza dubbio, nella vita e nel lavoro di Mariani, si può parlare di una fase pre-terremoto, e una successiva tragica e difficile-Dopo aver perso studio e abitazione, lo si vedeva camminare in silenzio nella periferia dell’Aquila deturpata, lungo strade deserte di quartieri evacuati, E all’improvviso capitava di vederlo chinarsi per raccogliere polvere e frammenti di cemento, pezzi di intonaco frantumato. Li usava per creare nuove e bellissime opere astratte in cui c’è anche fisicamente, tutta quell’apocalisse”. 

Una bella e interessante esposizione.

Emilia Dodi

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