RABARAMA allo Stadio di Domiziano

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Dall’8 settembre al 9 ottobre 2018 ritorna a Roma, dove è nata, RABARAMA (1969) la scultrice che vive e lavora a Padova, come solitamente in luogo istituzionale. La mostra è presentata dall’Associazione d’Arte Canova. E’ curata da Amedeo Demitry.

 

RABARAMA pseudonimo di Paola Epifani da lei scelto oltre che per motivi personali, anche poiché Raba in sanscrito vuol indicare il simbolo o il segno, mentre Rama è legato alla divinità, due idee che sono molto unite nell’opera di quest’artista che vive e lavora a Padova, mentre ha esposto più volte in Italia anche in luoghi istituzionali, tra l’altro alla Biennale veneziana, a Parigi, Shangai e Miami.

 

 

 

Rabarama ha iniziato a scolpire impiegando il corpo umano perchè racchiude l’anima e il suo dipingerlo con i puzzle, i nidi d’ape, rende il corpo stesso l’unione tra il microcosmo e il resto dell’universo, così come spiegato in un’intervista dalla stessa artista. La sue sculture sono figurative, ma il realismo del corpo una volta dipinto assume una forma astratta. La sua è vera scultura e il linguaggio artistico è così particolare che fa riconoscere immediatamente chi l’ha creata.

 

Rabarama piace o la si denigra, come è stato per la mostra di Firenze, ma la sua opera in ogni caso non passa certo inosservata.

Allo Stadio di Domiziano presenta una serie di sculture e tele anche di grandi dimensioni tra le più incisive partendo dall’inizio della sua ricerca artistica all’attualità. Il titolo della mostra Memento ricorda il tornare indietro nel tempo dove ognuno può trovare le proprie radici, il proprio passato, per capire dov’è al momento e programmare il proprio futuro.

 

La sua arte che unisce scultura classica sempre però in pose riflessive o protese verso l’esterno, e contemporaneo e ha come peculiarità la pelle incisa colorata o meno dove i simboli sono un percorso di conoscenza e ricerca che Rabarama ha fatto lungo tutta la sua carriera: I puzzle, i nidi d’ape e le lettere si collegano alla genetica e al concetto di uomo come computer biologico il cui percorso è già predisposto.  Lo studio delle filosofie orientali l’ha portata al concetto che l’uomo è in grado di scegliere il proprio cammino che porta all’autoconsapevolezza sia di se stessi che dell’universo che lo circonda.  Il luogo della mostra con i suoi reperti consente alle opere di Rabarama, andando oltre il contrasto tra l’antico e il contemporaneo, di prendere lo spunto dalla bellezza per farci riflettere.

Emilia Dodi

 

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