Marcorè e Valle, l’amore riparte dagli anni ‘80

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Dal 1° aprile, giorno di Pasqua, su Raiuno, in prima serata, iniziata la terza stagione della serie Questo nostro amore 80, con Neri Marcorè e Anna Valle. Li avevamo lasciati a Natale del 1970, a cercare di rimettere insieme i cocci del loro rapporto dopo il tradimento di lui. 6 prime serate sulla Rete Rai ammiraglia dal giorno di Pasqua, e poi ogni martedì dal 3 aprile. Dal 1970 si arriva dritti agli Anni ‘80.

Questo nostro amore 80, terzo capitolo della fiction, è una coproduzione Rai Fiction – Paypermoon, che narra le vicende di due famiglie nella Torino del XX secolo. Una storia che, come hanno spiegato i due protagonisti Anna Valle (Anna Ferraris) e Neri Marcorè (Vittorio Costa), “non vuole indugiare troppo nell’effetto nostalgia, ma raccontare il nostro recente passato, in cui le vicende di una famiglia si intrecciano ai cambiamenti della società”.

Ritroviamo i nostri personaggi che avevamo lasciato nel Natale del 1970 – primi mesi del 1971 per poi fare un balzo in avanti di dieci anni per essere già proiettati negli Anni 80. A farla da padroni sono i colori, l’ambientazione credibile, dai mobili agli abiti, l’Italia che cambia, si evolve. Una scelta nelle due precedenti edizioni (la prima ambientata nel 1967, la seconda negli Anni 70, andata in onda quattro anni fa) che si è dimostrata vincente, coinvolgendo anche il pubblico di oggi come hanno dimostrato gli ascolti, con un record che ha superato la media di 6 milioni.

La regia questa volta è affidata ad Isabella Leoni. Nel cast di questa saga familiare ritroviamo Aurora Ruffino, Nicola Rignanese, Manuela Ventura e Dario Aita tornano tutti nei rispettivi ruoli di Benedetta Ferraris-Costa, Salvatore Strano, Teresa Strano e Bernardo Strano. La guest star è Stéphane Freiss, che è Ettore Gentile, lo psicologo che aiuta la Anna Ferraris (Anna Valle) a superare i suoi problemi psicologici.

La coppia Marcorè-Valle è stata protagonista nelle altre due edizioni di una storia di sentimenti e costume che prendeva il via nella Torino del 1967. In primo piano, le vicissitudini di un amore “irregolare”, quello tra un uomo già sposato, Vittorio, e la sua nuova compagna Anna. Un amore che andava avanti per il forte sentimento che li univa e poi coronato dalla nascita di tre figlie, nonostante le difficoltà, perché costretto a nascondere la verità a tutti per i pregiudizi e per i costumi di quei tempi. In questo nuovo capitolo della saga chiusa l’epoca delle grandi passioni civili e dei forti contrasti ideologici, si pensa a sé stessi e a divertirsi: il mondo è cambiato, come la gente, il lavoro, il paesaggio, arriva la tv commerciale.

Ha dichiarato in conferenza stampa di presentazione Anna Valle: “Ripartiamo di fatto da dove eravamo rimasti, ma Anna, nonostante sia stata profondamente innamorata del marito, alla fine trova difficile superare il tradimento di Vittorio che ha avuto una brevissima relazione con la sua segretaria. Va addirittura da un analista, ma la scoperta che il suo compagno aspetta un figlio da un’altra donna mette la parola fine al loro amore”.

Marcorè, invece, ha dichiarato che “Vittorio, nonostante tutto, non si è mai arreso, non ha mai smesso di amare Anna che considera l’unica vera donna della sua vita, continua ad inseguire la sua stella cometa. Dieci anni dopo decide di tornare dall’esilio inglese che si è imposto per rispettare le decisioni di Anna, vuole tornare dalle sue figlie”. Ha proseguito la Valle: “Ma lei proprio in quel momento ha deciso di far conoscere alla famiglia il nuovo uomo, il suo analista che l’ha aiutata a superare certi momenti critici della sua vita, con il quale cerca di ricostruirsi una vita. Il ritorno di Vittorio rimette le carte in tavola ed entrambi dovranno fare i conti con loro stessi”.

Ha concluso Neri Marcorè: “Ancora una volta rivedremo Vittorio che insegue i propri sogni, pronto ad affrontare nuove avventure lavorative, scoprire nuovi mondi come quello delle televisioni private. Il suo cuore batte sempre per Anna e provare a riconquistarla sarà il suo sogno più ambito”.

Giancarlo Leone

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