Se questo è un uomo al Teatro Ghione

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Certamente quando Primo Levi scrisse il libro dal titolo omonimo a quello del lavoro in scena al Teatro Golden (ultima replica il 25 febbraio) tenne presente la volontà di ricordare ai posteri l’esperienza da lui vissuta in un lager nazista perché questa sua opera è veramente la testimonianza sulla estrema crudeltà che il nazismo ebbe a perpetrare nei campi di prigionia di Auschwitz, Mautahausen, Buchenvald e, purtroppo, di molti altri.

La distruzione di intere generazioni é narrata con un linguaggio assolutamente limpido e gli avvenimenti rivivono in palcoscenico ad opera di quattro bravissimi interpreti che, vestiti di nero a significare i lutti provocati, leggono, narrando, lo scritto di un uomo il cui chiaro intento è stato quello di  aiutare l’umanità ad avventurarsi in uno dei periodi più oscuri della storia del novecento affinché le generazioni a lui successive ne facessero tesoro; lo fanno con grande professionalità, direi con classe se l’argomento narrato non fosse dei più squallidi, terribilmente funereo nel descrivere  ciò; che senz’altro rappresenta un paragone tra la condizione di vita all’interno di un lager e, purtroppo, di quella contemporanea.

Daniele Salvo, Patrizio Cigliano, Martino Duane e Simone Ciampi sono, in scena, i quattro lettori – interpreti di un racconto terribile che viene descritto dall’autore in forma intelligente consentendo a chi assiste alla rappresentazione di paragonarsi con sé stesso quasi a diventare un parallelo compagno di viaggio; e lo fanno azzeccando in pieno la volontà di Primo Levi.

Se la nostra realtà quotidiana è fatta di illusioni, le realtà descritte dall’autore torinese costituiscono la riflessione sulla nostra debolezza fisica e morale e “Se questo è un uomo” ci aiuta a riflettere sul senso della nostra vita.

 

 

 

Quanto è in scena al Ghione, rivive attraverso le scene molto ben costruite ed assolutamente idonee a descrivere l’orrore vissuto  tra il 1933 e il 1945 quando diversi milioni furono le  vittime dell’Olocausto, di entrambi i sessi e di tutte le età, tra cui oltre 5 milioni di ebrei.

 

La accorta lettura del testo di Levi è curata da Daniele Salvo, uno dei lettori in scena, ed evidente risulta l’adempimento delle volontà dell’autore di tramandare ai posteri, accompagnata da una pressante riflessione sulla società attuale, il dramma vissuto a causa di un insensato e programmato sterminio che non trova ragione alcuna nella storia degli anni ‘900.

Andrea Gentili

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