Parlare con Biagio Izzo è sempre un’emozione e un divertimento. Sino al 3 dicembre è al Teatro Ambra Jovinelli, poi in tournèe, protagonista con Rocio Munoz Morales, con lo spettacolo di Lucio Aiello, per la regia di Giuseppe Miale di Mauro, Dì che mi manda Picone. Visum l’ha incontrato.
Biagio, racconti un po’ questo spettacolo e il personaggio che interpreta, Antonio Picone…..
“Dì che mi manda Picone, spettacolo scritto da Lucio Aiello, non è un sequel ma uno spin off del film di Nanni Loy, Mi manda Picone, che vedeva protagonisti Giancarlo Giannini e Lina Sastri. E’ un omaggio a Elvio Porta e qui io interpreto il figlio di Pasquale Picone, Antonio, quel Pasquale, operaio dell’Italsider di Bagnoli che per protestare contro la chiusura della fabbrica si diede fuoco davanti agli occhi della moglie e del figlio. Antonio non vuole crescere, vive nel ricordo del padre, ha una donna con un carattere ‘tosto’, il contrario di lui, che aspetta un figlio. Dovrà diventare responsabile, adulto, ma lui vuole restare bambino. Si troverà invischiato, suo malgrado, in situazioni più grandi di lui, nella politica fatta di raggiri e inganni. E non voglio dire di più, sennò svelo troppe cose”.
Quanto le somiglia il personaggio che interpreta?
“Il personaggio di Antonio Picone mi piace molto, ma non mi somiglia affatto. Lui è un irresponsabile, vuole rimanere infantile. Io invece sono molto più responsabile, ho iniziato a lavorare a 16 anni, mi sono sposato, ho una mia famiglia a cui sono legatissimo. Anche a me piace scherzare, a volte fare scemenze, ma quasi niente mi lega ad Antonio”.
Con lei in scena la bella Rocio Munoz Morales. Come si è trovata in questa compagnia di napoletani?
“Sì, lei interpreta mia moglie Mara, una donna con gli attributi, con un carattere forte, che mette alla prova il suo uomo che per amore dovrà cambiare. Sono molto contento di aver Rocio in compagnia, è molto brava ed è sempre all’altezza della situazione”.
Televisione, cinema, teatro. Cosa predilige fra i tre?
“Sicuramente il teatro al primo posto, poi il cinema. Ho fatto per la tv alcune fiction, mi divertono. Ma il teatro è tutta un’altra cosa. E’ magia, è adrenalina allo stato puro e lì sul palco non si può barare o sai recitare… o sai recitare”.
E’ vero che in ogni attore comico c’è un attore drammatico?
“In ogni attore c’è una parte di comicità e una parte di drammaticità. Io come modello ho Lino Banfi che dopo tanti anni di commedia all’italiana, si è cimentato anche in ruoli drammatici, fiction impegnative. Nel cuore di ogni comico c’è una vena drammatica, solo che all’inizio di una carriera non ne abbiamo la giusta misura. Il tutto verrà fuori negli anni con l’esperienza”.
Com’è Biagio Izzo nel privato?
“Sono una persona normalissima, un antidivo per natura. Adoro la famiglia, sto bene con gli amici di sempre, amo la buona tavola. Seguo il calcio, sono tifoso del Napoli, non ho né vizi, né pretese. Tra le mie passioni il mare e il giardinaggio”.
Per anni ha fatto degli spettacoli teatrali con la regia di Vincenzo Salemme. Tornerà a fare “ditta” con lui?
“Sì, è vero, per anni ni sono trovato a fare spettacoli teatrali diretto da Vincenzo Salemme. La nostra collaborazione non si è interrotta, Vincenzo è una persona che stimo, ma ultimamente non ci siamo trovati a lavorare insieme. Potrebbe risuccedere in futuro. Mai dire mai”.
Dove la vedremo prossimamente oltre che a teatro?
“Mentre continuerò la mia tournée teatrale con questo spettacolo, mi vedrete al cinema con il film di Natale, Un Natale di chef, di Neri Parenti, che mi vedrà protagonista con Massimo Boldi e la stessa Rocio Munoz Morales, un film per ‘sbeffeggiare’ questa mania di cucinare in tv. Ho finito di girare a Napoli il nuovo film di Antonio Capuano, Achille Tarallo, sono curioso di andarlo a vedere. E ancora: questo inverno uscirà un altro film da me interpretato, Gramigna, per la regia di Sebastiano Rizzo, ispirato alla vera storia di Luigi Di Cicco, figlio di Diego, uno dei più potenti boss della malavita campana, che attualmente sta scontando l’ergastolo. Il film racconta della vita difficile di Luigi, desideroso di una vita ‘normale’, lontana da quel mondo di soprusi e criminalità
Giancarlo Leone