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    Categories: Spettacolo

Re Lear con Ennio Fantastichini al Teatro Argentina

Potrebbe risultare abbastanza facile trasportare ai tempi nostri il dramma seicentesco di Shakespeare perché la speranza che le nuove generazioni possano riscattare il mondo corrotto che, sempre, ereditano dai padri è ancor oggi attuale, eccome……….

Eppure, questa tragedia che vive di una vicenda principale e di una secondaria contemporaneamente (quella secondaria incide in maniera quasi ossessiva sulla principale), non fa altro che rappresentare in forma moderna ciò che l’anziano re della Britannia volle fare allora per sgravarsi del peso del potere: trasmettere le leve del comando alle sue tre figlie, Gonery, Regan e Cordelia ; le prime due, non appena al corrente delle intenzioni del padre, si dichiarano, vergognosamente fingendo, enormemente a lui legate mentre la terza non vorrebbe partecipare alla spartizione del regno dichiarandosi non in grado di esprimere l’amore per il padre infuriato per questo suo rifiuto, la disconosce.

Fra travestimenti, intrighi di corte, tradimenti coniugali tutti legati tanto ai personali sentimenti che alle ambizioni di potere, la vicenda si snoda, sotto gli occhi di una telecamera (l’aspetto moderno della tragedia shakespeariana) che riprende gli atteggiamenti grevi e pesanti dei personaggi in scena, principalmente di quello del re (Ennio Fantastichini, bravo fino all’inverosimile) che mostra come abbandonando il potere voglia trascorrere allegramente gli ultimi anni della sua vita.

Già è grave il progetto di Lear, perché essendo il potere regale un dono del cielo, non dovrebbe né potrebbe “regalarlo” ma l’egoismo umano è tale che egli, in maniera molto materialistica, dimentica questo aspetto e per quasi tre ore di spettacolo il pubblico in sala assiste alla trasformazione del dramma (che ha origini mitologiche antiche) in una vicenda ancora attuale; tutta la ben realizzata e significativa scenografia è improntata a questa fondamentale, per il lavoro che Giorgio Barberio Corsetti porta in scena al Teatro Argentina di Roma, traslazione temporale anche attraverso immagini e costumi tecnologici.

Non è sufficiente a Re Lear esprimersi in modo violento per realizzare il suo desiderio perché le sue figlie non collaborano e tutto il fantastico retroscena costituito da mariti traditi e da mogli traditrici, da falsi adulatori adempie all’onere di trasportare dalla favola all’incubo in un viaggio al quale il pubblico in sala partecipa assimilando completamente uno dei tanti messaggi che Shakespeare ha inteso inviare ai posteri.

Insomma, un lavoro di attualizzazione ben riuscito ed interpretato da un veramente adeguato Fantastichini, peraltro adeguatamente corroborato, in questa fatica, da una convinta Francesca Ciocchetti nei panni della figlia Goneril e da una altrettanto superba Sara Putignano (Regan, la seconda figlia che lotta per il potere); discorso a parte per Alice Giroldini (la terza figlia, quella che rifiuta il potere) che sa esprimere le sue delusioni ed il suo amore per il marito re di Francia (Roberto Rustioni) che la sposa pur sapendo della sua rinuncia in maniera veramente esemplare.

Gli altri personaggi, a latere della rappresentazione ma che significativamente esprimono a volte la delusione, a volte l’arroganza, a volte l’assurdità dei decisioni prese sotto la malevola influenza del desiderio bramoso di comandare oltre che la sempiterna follia umana, che è di tutti i tempi, vengono dal regista abilmente delineati con tutti i personali pregi e difetti e con l’impronta dei caratteri del tradimento e della imperante doppiezza all’interno di una atmosfera volutamente cupa ma assolutamente adatta a “pitturare” il dramma umano di un padre che non sa come evitare, pur potendolo, trasmettere ai suoi successori l’onere di scontare i suoi peccati.

Andrea Gentili

Andrea Gentili: