Alle Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Barberini è proposta una non grande, ma raffinatissima esposizione dedicata al giovane Filippo Lippi e alla Madonna di Tarquinia, nonchè a due opere di Giovanni da Rimini. Le mostre resteranno aperte fino al 18 febbraio 2018. Quella di Fra’ Lippi è curata da Enrico Parlato, l’altra da Alessandro Cosma.
La mostra dedicata a Fra’ Filippo Lippi (1406-1463) artista celebratissimo all’epoca di Cosimo I a Firenze e non solo, riguarda la tavola che nel 1917 fu scoperta dal grande storico dell’’arte Pietro Toesca, La Madonna di Tarquinia, dipinta nel 1427 per il Cardinale Arcivescovo di Firenze, Giovanni Vitelleschi, per la città dove era nato. Filippo Lippi era considerato da Domenico Veneziano e Beato Angelico colui che non era facile superare.
Quest’opera è particolarmente importante poiché costituisce la cesura che il giovane Lippi ha messo in atto lasciando l’influenza del Masaccio, avvicinandosi alle morbidezze di Donatello, con alcuni rimandi anche a pittori fiamminghi. A questo scopo, l’interessante piccola mostra presenta un bronzo di Donatello, cinque tavole del Lippi, una del Masaccio, una di Tobias Stimmer, tutte messe in paragone. I prestiti provengono oltre che da Tarquinia, Empoli, Pisa, Roma, dal The Fitzwilliam Museum di Cambridge e dalla Frick Collection di New York. La pittura di Fra’Lippi è stata una voce autorevole fuori dal coro del Rinascimento fiorentino e ne ha lasciato l’influsso.
Il suo stile è stato molto personale con linee fluide e eleganti con una particolare cromia e anche con riferimenti iconografici come l’abbraccio del Bambino al collo della Madonna delle Grazie. Per i riferimenti fiamminghi è messa in luce la scelta dell’ambiente e la luminosità, nonché al paesaggio che si vede dalla finestra di sinistra, mentre nel Bambino il riferimento è agli Spiritelli di Donatello.
Le sezioni della mostra sono tre: La prima è dedicata a Pietro Toesca con documenti che interessano il ritrovamento della Pala di Tar1quinia; la seconda dedicata al Cardinale Giovanni Vitelleschi e qui è esposta una piccola tavola del pittore Bartolomeo Tommaso da Foligno e un reliquiario d’argento del cardinale; la terza al Lippi e alla situazione artistica del ‘400 a Firenze. Nella sala adiacente si trovano due opere di Giovanni da Rimini (1292-1315) una di proprietà della Galleria, l’altra prestata dalla National Gallery di Londra. Entrambe raffigurano Le Storie di Cristo e si pensa fossero un tempo unite nella Collezione Barberini.
Lo stile in effetti è il medesimo, così come le dimensioni. Sono databili all’inizio del Trecento quando la pittura adriatica mutò dopo il passaggio di Giotto. La tavola inglese fu acquisita nel 1835 dal IV Duca di Northumberland, quella italiana passò nella Collezione Sciarra e acquisita nel 1987 dalla Stato. In mostra anche Le storie della Passione di Cristo di Giovanni Baronzio dove si nota l’influenza anche sui successivi pittori riminesi.
Emilia Dodi