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A casa di Nathalie al Ghione di Roma

Alessandro Capone è l’ autore di questo simpaticissimo lavoro in scena al Teatro Ghione dal 6 al 22 ottobre prossimo: un bel curriculum alle spalle del regista romano che inizia la carriera come sceneggiatore nel 1979 per proseguirla poi anche come regista e, infine, come autore teatrale.

Come a dire che del teatro, e del cinema, sa tutto, anche i retroscena che abilmente descrive e sostanzialmente commenta,  inducendo il pubblico a chiedersi che cosa accada quando a qualcuno viene in mente di mandare in scena una commedia: una geniale intuizione per un soggetto però non troppo nuovo.

Il merito di Capone a, questo riguardo sta tutto in una faccenda di sensibilità, di una versatilità atta a rendere comiche situazioni a volte drammatiche che, nel caso del lavoro appena andato in scena, iniziano a profilarsi fin dal primo momento in cui un regista convoca a casa di una stramba attrice, che ha da poco avuto un bambino e che quindi è soggetta a tutti gli oneri di una mamma allattante, gli attori scelti per dare corso alla prima lettura di un copione di un lavoro americano nel quale debbono essere impegnati sei attori complessivamente.

Sei personaggi di varia estrazione, da due attori di teatro professionisti a un attore di fiction alquanto esibizionista che per darsi importanza tiene continuamente con una scusa il proprio cellulare in vista, da una pseudo attrice stupida ma non troppo che l’attore esibizionista vorrebbe conquistare a Nathalie nella cui casa, per esigenze di allattamento, si tiene la lettura del testo; inoltre un barista spagnolo che rifornisce di viveri gli attori per così dire “impegnati” nella lettura.

In casa di Nathalie, un bell’appartamentino romano con vista, non c’è praticamente nulla da mangiare perché lei è assillata dalla dieta ed è in grado di offrire agli affamati ed assai inconsueti ospiti e colleghi soltanto cibi biologici o altri alimenti di genere dietetico e quindi gli altri personaggi, regista compreso debbono necessariamente rivolgersi al bar per mangiare.

 

Inutile dire che tra i sei si manifestano controversie, attriti, incomprensioni più o meno volute, in particolar modo tra la padrona di casa che allatta e l’attrice stupidotta a sua volta dotata di un prorompente seno che non manca di far risaltare; come se non bastasse la padrona di casa, che non dispone di alimenti adeguati ai suoi ospiti, decide provocatoriamente e maliziosamente di chiedere loro di restare a cena.

 

E’ proprio durante la cena che “scoppiano” le peggiori situazioni, anche imbarazzanti, le personali ed epidermiche antipatie, le polemiche tra attori che si ritengono affermati ed altri che vorrebbero mostrare di esserlo ma che, in effetti, valgono ben poco; l’atmosfera rovente instauratasi rende ancor più difficoltoso arrivare alla lettura del testo da portare in scena.

 

Ma, comunque, lo scopo che l’autore si è prefisso nello scrivere questo bel lavoro è perfettamente raggiunto perché esso si presenta accattivante, moderatamente comico e ben assortito nel cast, che vede una splendida Francesca Valtorta ed una efficace Rossella Infanti come protagoniste femminili; mentre Ruben Rigillo, Giampiero Mancini, Giorgio Lupano, Matteo Fasanella ed Emanuele Propizio, i protagonisti di genere maschile.

 

Tutti sono da definire ottimi per la gradevolezza delle loro interpretazioni e per la cura che pongono nella definizione dei personaggi loro assegnati dallo stesso autore del lavoro Alessandro Capone a cui va il merito di aver scoperto i segreti degli altarini del dietro le quinte in maniera e forma geniali e tali da rendere l’idea di come spesso le situazioni che si ingenerano nel pre spettacolo siano addirittura più esilaranti dello spettacolo stesso. Il pubblico in sala, coinvolto e consapevole dalla efficacia del lavoro anche grazie alle azzeccate musiche di Stefano Capriolo, soddisfatto applaude anche a scena aperta.

Andrea Gentili

Andrea Gentili: