Dopo la mostra celebrativa del 2015-16 a Roma, ora è Verona a Palazzo Forti che dal 1aprile al 3 settembre 2017 rende omaggio a uno dei più importanti artisti della Belle Époque parigina, Henry de Toulouse Lautrec. Con 170 opere provenienti dal Museo Herakleidon di Atene, è proposta in 10 sezioni. Promossa da AMO- Palazzo Forti con la collaborazione di Arthemisia Group e il sostegno del Comune di Verona, di AGSM, è curata da Stefano Zuffi con catalogo edito da Skira.
Le opere afferenti propriamente Henry de Toulouse Lautrec sono 145, il restante sono video, fotografie e arredi che illustrano appieno il periodo della Belle époque e della vita bohémienne che l’artista, morto a soli 37 anni, condusse a causa della sua immagine fisica. Rinunciando al titolo e luogo di nascita decise di stabilire il suo atelier in una Casa di tolleranza e spesso le sue modelle erano proprio le prostitute per le quali aveva valore il suo animo e la sua arte.
Notissimo per i suoi manifesti pubblicitari, le litografie, disegni, illustrazioni, acquarelli, Toulouse-Lautrec è stato colui che più di altri ha celebrato il suo tempo in modo naturale e non ipocrita. E’ stato un innovatore della litografia moderna e del manifesto pubblicitario, osservando un mondo che all’epoca non era noto, non con sguardo critico e censorio, bensì veritiero. Il suo scopo era quello di dipingere ciò che vedeva senza voler in alcun modo giudicare.
Si può dire che Montmartre e i luoghi che si trasformavano di notte non era mai stato scoperto prima dell’opera di Lautrec. La sua è stata una testimonianza di un’epoca, di ambienti singolari, di valori umani che sono divenuti di portata universale. In effetti si può dire che sia stato il creatore del ritratto psicologico. Pur amico degli impressionisti non ha mai creato paesaggi privi di figure, non nature morte, nella sua opera non c’è staticità ma tutto movimento.
Tra le opere più importanti presenti in mostra, le litografie di Jane Avril del 1893, i manifesti pubblicitari come La passeggera della cabina 54 e due di Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893. C’è anche il manifesto della famosa Goulue dipinto nel 1891 e per la celebre cantante Yvette Guilbert, il cui segno distintivo erano i lunghi guanti neri, in mostra c’è non solo l’album di litografie, ma anche diversi disegni. Le prime tre sezioni sono dedicate alle notti parigine, ai suoi personaggi e nella quarta le scene teatrali.
La quinta è consacrata al suo grande amore per i cavalli che non poteva più cavalcare. La sesta vede gli straordinari disegni di visi, di personaggi, caricature, e in mostra c’è anche quello che raffigura suo padre, nonché la sua stroppia figura nuda. La settimana e ottava ineriscono le sue collaborazioni editoriali, mentre la nona è dedicata alle sue frequentazioni intellettuali in particolare della Revue Blanche.
La decima al suo creare il ritratto psicologico di alcune donne malinconiche per la vita che erano costrette a condurre, alle loro distrazioni con le carte, come si acconciavano per essere scelte, e soprattutto come non lo guardavano con curiosità. Qui è esposto il ciclo più completo delle litografie Elles del 1896.
Molto più completa di quella romana è una mostra da non mancare.
Emilia Dodi