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    Categories: Arte

Costruire il Novecento a Bologna

Nell’importante sede di Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni è in corso fino al 15 giugno 2017 la mostra dal titolo “Costruire ilNovecento. La Collezione Giovanardi”. L’emblematico titolo scelto dalla curatrice Giovanna Evangelisti intende mostrare la collezione in modo che sia messa in luce la scelta che i Giovanardi hanno fatto per far comprendere il valore della pittura del Novecento italiano. E’ promossa dalla Cassa di Risparmio diBologna, Genus Bononiae e Musei nella città.

Massimo Campigli La tazza di the 1937

La collezione di Augusto e Francesca Giovanardi è molto nota e ha avuto altre esposizioni, la prima nel 1998 a Trento per l’accordo con il Mart e poi a Rovereto nel 2005. Questa di Bologna mette particolarmente in luce i trent’anni di ricerche e la raffinatezza delle scelte fatte dai due collezionisti riguardanti il Novecento italiano.

Osvaldo Licini Amalasunta fu fondo cinabro 1947

E’ noto come la borghesia industriale e intellettuale, in particolare milanese, si sia dedicata a collezionare opere italiane, alcune poi donate ai musei, con uno sguardo di vera modernità, mentre il modernismo era contestato dalla classe aristocratica che non aveva capito l’evolversi dell’arte restando arroccata alle opere della fine Ottocento e disdegnando coloro che promuovevano il nuovo.

Giorgio Morandi La strada bianca 1941

L’esposizione è divisa in tre sezioni principali.
La prima inerisce i rapporti controversi intercorsi tra il bolognese Morandi e il marchigiano Licini, in gioventù amici tanto di essere stati entrambi futuristi. Sono a confronto le opere della loro amicizia e quelle che nel tempo hanno portato i due maestri a divenire di idee divergenti. La pittura morandiana resta vincolata al naturalismo e alla vita borghese e dopo un breve periodo metafisico, vincendo il premio alla Quadriennale romana del 1935, trova finalmente la sua tranquilla sicurezza. Licini invece ha uno sguardo più europeo, è uno che va controcorrente e dopo la guerra arriva all’astrazione.

Mario Sironi Il gasometro 1943

La seconda sezione indaga il periodo del costruttivismo e mette in luce le opere del primo Campigli, di Carrà e di Sironi. Qui è messo in evidenza il rapporto tra pittura e architettura, il cosiddetto retour á l’ordre e alla materia pittorica dell’affresco, grazie soprattutto al periodo del regime che voleva che i migliori artisti mettessero l’arte in luoghi pubblici a disposizione di tutti. E’ stata la prima Triennale di Milano del 1931 che ha messo in atto questo nuovo metodo al quale partecipano De Chirico, Severini, Campigli e Sironi.

Mario Mafai La demolizione dell’Augusteo 1936

Sironi è stato quello che più ha messo in atto questo genere con le sue pitture murali e la sua adesione al regime e per questo ha anche più pagato. Campigli rivisitando l’arte antica ha cercato le radici per esprimersi modernamente. Carlo Carrà lasciata  l’avanguardia, ha espresso la sua arte nella solidità delle figure.

Filippo de Pisis Interno con rose 1940

E infine la terza sezione: Oltre la forma: il sogno e la terra dove negando il realismo, si arriva agli anni ’50 con l’astrattismo fin verso l’informale. Qui ci sono le opere di Arturo Tosi molto materiche, Mario Mafai con le sue tele fortemente colorate e espressioniste. Per il sogno c’è la pittura di Filippo de Pisis, di Semeghini e di Cesare Breveglieri. Questo è il momento della riflessione tra realtà e rappresentazione che arriva poi con alcuni, tra i quali Mauro Reggiani, all’astrazione geometrica.
La Collezione Giovanardi è vincolata dal MIBAC e ha rappresentato per vent’anni il nucleo principale del MART di Rovereto.

Anna Camia

Anna Camia: