Mario Sironi al Museo del ‘900 di Milano

PDF/PRINT clicca qui

Al Museo del Novecento di Milano fino al 27 marzo 2022 si potrà ammirare la mostra retrospettiva di Mario Sironi ( 1885-1961) grandissimo artista del Novecento ammirato da tutti per la sua pittura e per la sua idea  che l’arte debba essere per tutti E’ ha come titolo “Mario Sironi Sintesi e grandiosità” ed è curata da  Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo. 

Mario Sironi, grande artista del Novecento è stato per molti anni penalizzato per essere stato un fascista della prima ora, e per aver creduto in questa teoria socialista, chiudendo gli occhi su quanto lo circondava. Questo non aveva nulla a che fare con la con la sua grade arte e nel trascorrere degli anni ci è resi conto di ciò. Dopo la bella mostra tenutasi a Roma al Vittoriano nel 2014-2015, ora è Milano sua città, che lo celebra finalmente e fa conoscere l’artista ai più giovani.

Anni dopo la tela l’Apocalisse la mostra si deve al Museo del Novecento in collaborazione con Andrea Sironi-Trausward (Associazione Mario Sironi Milano) e Rosanna Sironi (Archivio di Romana Sironi Roma).

Le opere esposte sono 110 che ricostruiscono l’intero percorso artistico di Sironi dalla stagione simbolista, all’adesione al futurismo, alla sua originale interpretazione metafisica del 1919, al Novecento classico di cui fu fondatore, alla crisi espressionista del 1929-30, alla pittura monumentale degli anni ’30, al dopoguerra fino alla tela l’Apocalisse dipinta poco prima della morte.

“Il senso di una grande mostra dedicata a Sironi al Museo del Novecento è anche dovuta all’identificazione del suo segno e nell’’interpretazione del dl paesaggio di Milano, nella resa livida e di estrema snellezza delle sue periferie nella urbano di tragica sintesi delle figure umane del periodo fascista, nella relazione con l’arte pubblica che ha segnato il capoluogo lombardo negli anni trenta del secolo!”. Questo quanto scrive la curatrice Anna Maria Montaldo direttrice del museo.

Sironi è stato un grande interprete della figura. Lo testimoniano un gruppo di opere tra le quali il Nudo del 1923 preferito da Margherita Sarfatti, La Donna con vaso  del 1924, il Pescatore del 1926, La fata della montagna, per la prima volta dipinge nel 1946 un Lazzaro che risorse come simbolo del crollo di tutte le idee, alle quali aveva creduto, in particolar modo quella del fascismo

L’esposizione si estende alle stanze sirognane del Museo del Novecento e di Casa Boschi. Si avvale dei prestiti di Brera, Cà Pesaro, la Fondazione Guggeheim di Venezia, il MART di Rovereto e di collezioni private.

Sono esposti infatti capolavori di Sironi che non si vedevano più da cinquant’anni: la Pandora del 1921-1922, Paese nella valle 1929, Case e Alberi sempre del 1929, L’Abbeverata del 1029-30.e altri.

La mostra dà un grande spazio alla sua pittura murale di cui fu teorico e iniziatore negli anni ’30. Sono presenti capolavori monumentali: La Vittoria Alata, il gigantesco studio per l’Università di Roma nell’Aula Magna il visionario Condottiero a cavallo realizzati tutti nel 1935, e il gigantesco studio della Giustizia Corporativa, lungo quasi sei metri, tutti realizzato nel 1937- 1939.

Le ultime sale sono dedicate agli ultimi anni dell’artista, alla sua delusione, al crollo delle idee nelle quali aveva creduto, alla morte tragica della figlia Rossana, avvenuta nel 1948. Nella Casa Museo Boschi ci sono le opere che parlano della sua amicizia con i coniugi Boschi. La mostra è accompagnata da un libro catalogo edito dalla Casa Editrice Lisso che contiene anche gli approfondimenti di Fabio Benzi del periodo futurista oltre a quelli di Anna Maria Montaldo e Elena Pontiggia, studiosa dell’opera dell’artista.

Savina Fermi