Intervista a Claudia Fachinetti autrice di “Vito il gatto bionico”

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Vito è un gatto di mare, di montagna e anche di città, dalla Sicilia è finito a Riva del Garda e a Milano e in ognuno di questi luoghi ha lasciato il segno del suo passaggio, sì, perché non è un gatto qualunque, Vito, è un gatto bionico. A raccontare la storia di Vituzzo che da San Vito lo Capo ha scelto Eleonora e Alfredo come genitori umani e poi è passato alle cure della loro figlia Linda, ci ha pensato Claudia Fachinetti, con “Vito il gatto bionico” scritto in collaborazione con Silvia Gottardi e Linda Ronzoni e le illustrazioni di Camilla Zaza.

Giornalista e addetta stampa di importanti editori, e già autrice del libro per ragazzi “Ninna il piccolo riccio con un grande cuore” l’autrice entra nel mondo del gatto rossiccio e lo percorre con delicatezza e sensibilità, racconta il suo cambio di città e il suo scegliere con chi entrare in sintonia prima e dopo l’incidente che lo ha privato degli arti inferiori sostituiti con due bionici. Forte e coraggioso ma anche tenero e coccolone, Vito è un esempio da seguire anche per gli esseri umani.

 

Claudia Fachinetti riesce a tradurre con parole semplici e situazioni verosimili quello di cui hanno gioito o patito i cuori di chi ha vissuto e vive con Vito. Una storia di coraggio e solidarietà ma anche di grande amicizia e amore che tiene unite più famiglie e tutti coloro che hanno avuto a che fare con il pelosetto siculo nell’animo e leader nel comportamento. Vito riesce a farsi voler bene e rispettare anche da ragù il cagnolino di Amelie, figlia della coppia amica delle sue mamme Linda e Silvia. La sua disabilità diventa grazie all’autrice anche un modo per far conoscere una realtà del mondo animale, che è un’eccellenza del mondo della ricerca veterinaria e anche per mettere a confronto quanto le diversità tra animali e esseri umani si possano azzerare.

Claudia, dopo Ninna e il mondo dei ricci, ti dedichi a un gatto speciale e affronti la disabilità negli animali. Come hai conosciuto la storia di Vito?

Ho scoperto la storia di Vito sui social, poco dopo il suo incidente, e subito mi sono sentita presa da lui e seguivo trepidante i suoi progressi. Quando dopo un anno ho visto i risultati e la sua eccezionale capacità di tornare “il boss” malgrado tutto ho pensato che la sua era davvero una storia da esempio, per la determinazione del micio e l’accudimento delle sue mamme, una storia da raccontare. Così ho scritto a Silvia”.

Il libro l’hai scritto in collaborazione con Silvia e Linda le ultime due mamme di Vito, com’è stato il lavoro di stesura?

Come per Ninna, secondo me non è possibile raccontare una storia vera senza coinvolgere attivamente chi l’ha vissuta. Ho subito detto alle ragazze che le volevo autrice quanto me. Loro raccontavano, un capitolo alla volta, io lo scrivevo e loro lo rivedevano. Mi hanno dato carta bianca per tutto ciò che è di fantasia, per i dialoghi e le descrizioni ma giustamente abbiamo mantenuto il carattere e i modi di fare o dire dei personaggi reali. Volevamo che anche loro si riconoscessero perché la storia di Vito è la storia di tutti quelli che l’hanno vissuta”.

Il libro è una storia di tenacia, di coraggio e di forza di volontà, ma è anche una storia di amicizia?

Certo, per i bambini l’amicizia è fondamentale ma anche per noi adulti. A parte l’amicizia tra Amelie e il suo compagno di classe, che è di pura fantasia, gli altri legami sono autentici come quello di Amelie con il suo cane Ragù e quello di Linda e Silvia con Mariella, Francesco, Elena e gli altri che si sono presi cura di Vito”.

 

 

Vito è un gatto speciale che rapporto ha con Amelie?

Amelie nella realtà è molto più piccola perché all’epoca dell’incidente aveva solo un anno e mezzo ma per la storia ci voleva una protagonista più grande in cui i bambini potessero ritrovarsi, una voce narrante che trasmettesse le vicende con le sue emozioni. Tuttavia, Amelie che oggi ha quasi quattro anni è davvero molto legata a Vito. Avendo dovuto imparare da subito con sua mamma, bloccata in ospedale per mesi con un tutore al braccio, ad essere delicata lo è stata sempre anche con Vito. Quando lei è ospite da Silvia e Linda si sistema in terra accanto a lui e disegna”.

Che emozione hai provato quando hai conosciuto Vito?

Vito è davvero un boss, lo percepisci dalla sua stazza, dal suo sguardo. Non è per niente fifone o per contro troppo coccolone. Lui ti studia con attenzione e se decide che gli piaci allora si sistema lì accanto a te. L’ho adorato subito, ma del resto per me non è possibile non adorare un gatto”.

Le protesi sugli animali sono un importante traguardo della medicina veterinaria. A quali animali sono stati impiantati arti bionici?

Prima di pensare a questo libro, conoscevo già alcune storie di animali con protesi come quella del delfino Winter in Florida. Tuttavia, mi sono poi documentata e ho scoperto che è una pratica sperimentata su molti animali, non solo domestici. Per alcuni è più semplice come per le tartarughe di terra alle quali basta applicare delle piccole ruote, per altri molto più complesso come nel caso di becchi di rapaci e altri uccelli. Ho scoperto che è stata realizzata persino una coda artificiale a un alligatore! In America c’è un esperto di protesi animali che ha messo in piedi un centro dove si realizzano protesi innovative per tutte le specie. L’unico limite è di tipo etico. Fino a che punto è giusto intervenire? Fio a quando un animale può continuare a fare una vita degna di questo nome? Dobbiamo sempre pensare a loro prima che a noi stessi. In questo caso, ovviamente, Vito ha una vita bellissima”.

Hai scritto il libro durante il lockdown, lo dedichi al tuo gatto Meolo?

Sì, ho voluto dedicarlo al mio micio Meolo che è mancato lo scorso maggio a 17 anni. Tra tutti i gatti che ho avuto lui, che tra l’altro assomigliava molto a Vito, è stato il mio preferito ed eravamo davvero legatissimi. Per me e per i miei figli è stato un grande dolore e so che nessun altro gatto sarà mai come lui ma, in fondo, ogni micio è unico. Per ora condivido col mio compagno la piccola Trippi, una micetta rumena con tre zampe, ma, in futuro, arriveranno sicuramente altri mici nella mia vita”.

Nei tuoi libri oltre agli animali i grandi protagonisti sono i veterinari?

Certo, i veterinari hanno un ruolo molto importante perché con la loro dedizione e volontà di tentare il tutto e per tutto riescono a volte a compiere miracoli. Per questo i veterinari saranno protagonisti anche del prossimo libro che sto iniziando a scrivere. Storie vere, ovviamente, perché ci sono così tante vite reali a cui ispirarsi che per ora la fantasia serve solo a corollario”.

Cristina Marra

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giornalista pubblicista, si occupa di critica letteraria da diversi anni con particolare riferimento alla narrativa giallo-poliziesca. È stata direttore artistico di numerosi festival tra Festival Lipari Noir, Arena Faletti di Ombre Festival, Calabria Noir Festival, Bologna on the road, le strade del noir, Festival del Giallo di Cosenza. È organizzatrice di diverse rassegne letterarie e ha scritto racconti noir presenti in diverse antologie.È Direttore della collana noir Emozioni d'inchiostro noir e Piccoli noir dell'editore Laruffa.

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