Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (CH) dal 12 settembre 2020 al 10 gennaio 2021 presenta la mostra “Alexej Jawlensky e Marianne Werefkin compagni di vita”, con 100 opere che li mettono a paragone. Catalogo edizioni Prestel.
La mostra racconta la vicenda d’arte e di vita di due artisti che hanno lavorato assieme a Ascona, entrambi profughi russi, che hanno dato un fondamentale contributo allo sviluppo dell’arte del Novecento. –Alexej Jawlensky ( 1864-1942) e Marianne Werefkin ( 1860-1938) furono soprattutto, per un certo periodo, compagni di lavoro e anche sentimentalmente platonicamente legati. Marianne lasciò addirittura per un certo periodo la pittura per seguire e indirizzare quella di Alexej, benchè lei avesse fatto parte dell’Associazione degli Artisti di Monaco premessa alla vicenda del Bleu Reiter. Dopo alterne vicende arrivarono proprio insieme a Ascona.
La mostra è curata da Marta Folini direttrice del Museo d’Arte moderna di Ascona: Il rapporto estremamente complesso che ha legato i due artisti di stampo espressionista, si è sviluppato tra il 1892 e al 1921, dopodichè ognuno prese strade differenti. Jawlensky sposò la colf della Wereskin che aspettava da lui il figlio Andreas e intraprese una strada diversa da quella che la Wereskin gli aveva indicato dando vita ad un espressionismo che lo portava verso il primo astrattismo.
La Wereskin rimasta ad Ascona riprese a lavorare e contribuì alla fondazione del Museo Comunale nel 1922 e dell’Associazione artisti der Grosse Bár nel 1924. Marianne riprese secondo il suo stile che mostrava l’influenza del post impressionismo con riferimenti all’opera di Van Gogh e ai Nabis, continuando poi con la sua simbolica e oppressiva simbologia di fondo gli scenari dal carattere visionario e lirico. Tutto questo dimostra quanto le opere degli artisti francesi pesassero sul suo lavoro, proseguendo nel tempo la strada di un espressionismo più radicale enfatizzando le forme in modo più visionario e meno ricercato.
Jawlensky invece continuò a seguire quello che aveva appreso a Monaco scegliendo il colore come medium espressivo per il suo lavoro, mezzo che lo seguì durante tutto il periodo pre prima guerra mondiale, facendone l’artista di astrazione lirica che tutti conoscono. Il percorso della mostra si chiude con una sere di opere di Andreas Jawlensky figlio, che proprio in Svizzera ha trovato la sua maturità artistica.
La rassegna vede unite le opere del Museo d’Arte Moderna di Ascona con lo Städtische Galerie im Lenbachhaus, il Museo Wiesbaden e l’Archivio Jawlensky di Muralto e della Fondazione Marianne Werefkin di Ascona.
Emilia Dodi