Vetri rotti, un dramma per riflettere all’Eliseo

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Al Teatro Eliseo di Roma, fino al 16 febbraio, è in scena Vetri rotti dell’americano Arthur Miller, per fare riflettere sui conflitti interiori ed esteriori, passati e attuali, con la sua storia che sembra non invecchiare mai. La pièce, diretta da Armando Pugliese, che vede protagonista una magistrale Elena Sofia Ricci, non era stata più rappresentata dal 1995, da quando la mise in scena l’attrice Valeria Moriconi.

Al Teatro Eliseo di Roma, fino al 16 febbraio, è in scena Vetri rotti dell’americano Arthur Miller, per fare riflettere sui conflitti interiori ed esteriori, passati e attuali, con la sua storia che sembra non invecchiare mai.

 

 

Sotto la sua valida ed esperta regia, Armando Pugliese ha formato un cast stellare: Elena Sofia Ricci, Maurizio Donadoni, David Coco, Elisabetta Arosio, Alessandro Cremona e Serena Amalia Mazzone, che hanno messo in scena un testo veramente di spessore, profondo, che evidenzia le variegate sfaccettature dell’animo umano.

 

 

Magistrale l’interpretazione di Elena Sofia Ricci che, al vertice di una folgorante carriera, ha dato una prova di attrice molto impegnativa, con un personaggio, quello di Sylvia Gellburg, ebrea, casalinga, che oltre ad avere un carattere insofferente e tormentato, aggiunge la grave paralisi degli arti inferiori.

 

Una paralisi che è solo psicologica, ed è metafora di un senso di oppressione che non è solo della protagonista, ma che è presente in tutti i personaggi di questo dramma di Miller (la commedia è ambientata nel 1938, quando avvengono le persecuzioni contro gli ebrei in Germania e seppure i protagonisti vivono a New York, anche lì, tramite i giornali, arrivano gli echi della Kristallnacht, la Notte dei cristalli).

 

La performance di Elena Sofia Ricci, che interpreta questa donna, angosciata, frustrata ed inquieta, incolla e cattura l’attenzione degli spettatori travolti da un vortice di emozioni, pensieri e parole, ma anche di sguardi e gesti. Nel ruolo del marito Phillip, un attore del calibro qual è Maurizio Donadoni, che interpreta anche lui un personaggio altrettanto complesso: vittima e carnefice, amante e nemico, con la sua voce arriva dritto al cuore, ferisce e cura.

Altro personaggio, convincente e coinvolgente, che ha sostituito quest’anno Gianmarco Tognazzi, David Coco, nel ruolo del medico Herry Hyman, alle prese con i problemi di Sylvia ma anche della coppia Phillip e Sylvia. Confuso, coinvolto, preoccupato, sempre alla ricerca di una soluzione per far guarire da quel finto immobilismo Sylvia e ristabilire un equilibrio nella coppia, finisce per fargli mettere in secondo piano il suo matrimonio con la moglie, interpretata dall’attrice Serena Amalia Mazzone, che in un primo momento sembra essere un personaggio frivolo, senza spessore, ma che poi cambierà atteggiamento covando odi e rancori irrisolti.

Elisabetta Arosio interpreta la briosa sorella di Sylvia-Ricci, con le sue battute comiche create da Miller per alleggerire la pièce e gli animi degli spettatori.

Perfetto e ben compenetrato nel suo ruolo Alessandro Cremona, nel ruolo dello spietato datore di lavoro con lo sguardo gelido, sprezzante.

Ottima anche se scarna la scenografia curata da Andrea Taddei, dove predomina quasi sempre in primo piano un letto, che ha interpretato l’animo ebraico della storia.

A dare un tocco a tutta la pièce, le musiche di jazz ed atmosfere esoteriche curate dal Maestro Stefano Mainetti.

Vetri rotti, una commedia di spessore, assolutamente imperdibile, da vedere, per l’argomento che fa riflettere e per la bravura degli attori.

Giancarlo Leone

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