Al Teatro Ghione rivive Fabrizio De Andrè

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Carlo Simoni splendidamente affronta al Ghione di Roma questo lavoro al teatro molto impegnativo che Fabrizio De Andrè scrisse al momento in cui uscì il suo album dall’omonimo titolo che, di per se, costituisce senz’altro il testamento del cantautore genovese, giudicato da gran parte della critica giudica come uno dei più grandi cantautori italiani di tutti i tempi.

 

Conosciuto anche con il soprannome d’arte di Faber incise il disco, un concept album tratto dalla lettura di alcuni vangeli apocrifi, nell’ormai lontano 1970, certamente allo scopo di evidenziare i lati umani dell’evangelizzazione, calandosi nei panni di personaggi che storicamente sono e restano comunque di carne e d’ossa.

 

La vita di Gesù è ripresa e narrata in questo lavoro teatrale che il Teatro Ghione ha messo in scena soltanto per due giorni ( il 4 ed il 5 novembre), un lavoro che ha dell’unico, del particolare anche perché il principale personaggio, Gesù, non appare mai in scena ma di Lui si sente la pressione sullo spettatore, che resta in tal modo affascinato dal fatto che l’assenza in palcoscenico riesce addirittura a creare e dare vita a personaggi e figure nel tempo trascurate dalle Sacre Scritture.

Splendida la perfetta interpretazione di Carlo Simoni che, affiancato dal Coro Polifonico Maltestiano di Fano riesce ad esaltare ogni esecuzione musicale, evidenziando altresì presunte verità storicamente tra loro contraddittorie e portando alla luce le ragioni e le sofferenze del popolo di emarginati, cui il testo e le canzoni sono dirette affinché essi “parlino” finalmente e si facciano forza della morte salvifica di un Uomo.

Andrea Gentili

 

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