Tecniche d’evasione al Palaexpo

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Judi Kelle di fronte a una delle foto in mostra Tecniche d’evasione

Al Palazzo delle Esposizioni di Roma è in corso e resterà aperta fino al 6 gennaio 2020, una mostra particolare dal titolo “Tecniche d’evasione. Strategie sovversive e derisione del potere nell’avanguardia ungherese” con varie tipologie di opere di grandi artisti ungheresi dell’avanguardia degli anni 60-70.

Sándor Pinczehei
Sickle and Hammer 3, 1973 Ludwig Museum-Museum of contemporary Art Budapest

 

 

Questa mostra che vede quattro curatori: Giuseppe Garrera, József Készman, Viktória Popolovic e Sebastiano Triulzi presenta oltre 60 lavori tra foto, collage, scultura, interventi urbani, operazioni concettuali, performance, poesia visiva, libri d’artista, che fanno conoscere le tecniche di protesta e di fuga impiegati per esprimere la propria libertà di pensiero, a volte in modo ironico, in un sistema che li voleva tutti uguali e felici.

 

 

Bólin Szombathy
Lenin Budapest 1972-2010

 

Tra gli artisti presenti ci sono: Endre Tót, Judit Kelle, Sándor Pinczehely, András Baranyay, e molti altri nomi importanti di artisti ungheresi le cui opere sono presenti. Questi hanno creato una raccolta di azioni clandestine e di rimedi che non sono solo manifestazioni di libertà, ma fanno capire come il potere venga esercitato sulle coscienze. Quindi per mezzo della posta che veniva censurata o di scritte sui muri o sulla neve che venivano rapidamente cancellate dalla censura, con manifesti di propaganda, in effetti con tutti i mezzi possibili per fare sì che il potere non potesse frapporsi.

 

Gabor Attalai
Negative Star 1970 -71 Vintage Galéria Budapest

 

Le sezioni della mostra sono sei che presentano le tecniche d’evasione che sono state adottate da questi artisti. La prima è una sala introduttiva che presenta un modulo di iscrizione all’Accademia di Belle Arti di Amsterdam di Bálint Szombathy in plastica dal titolo “Talent test” come dimostrazione dell’azione non compiuta in giovinezza. La prima sezioneRitratto dell’artista” è dedicata alla rappresentazione che l’artista dà di sé presentandosi come un idiota o folle per lavorare indisturbato. Tra le opere quella di Károly Halász “Promote, Tolerane, Ban” dove si ritrae in modo indecoroso e offensivo verso i valori tradizionali.

 

The4 Screaming Hotel 1979

 

Nella seconda che ha per titolo “Gradi di libertà” ci sono gli scritti sui muri o sulla neve come quella della foto di Gábor Attalai che mostra una stella a cinque punte ricavata nella neve e fotografata. Nella terza c’è la mail art cioè l’impiego della posta dell’artista per eludere la censura. In questa si possono osservare le opere di Endre Tót, buste vuote, o la faccia dello stesso dove si fa vedere sorridente in modo ironico con scritto” Io sono qui tu sei là”.

 

Tibor Hajas
To the Streets with Your Message F ( a letter to may Friend in Paris 19765 Ludwig
Museum Budapest

La quarta sezione si titola “Psicosi del potere”, dove con scatti fotografici e resoconti visivi apparentemente innocui e neutri, si mette in evidenza una serie di divieti e quant’altro. Qui ci sono gli scatti fotografici di Siky Tibor. La quinta si chiama “Invito alla guerriglia” che fa vedere un cumolo di sassi e grossi ciottoli che non è un invito a sistemare le strade, bensì evoca le armi di ribellione del 1956 e persino della Comune di Parigi.

La sesta chiude la mostra ed è dedicata all’arte, meglio dire il disagio dell’arte in quanto le esposizioni sono state realizzate nel giardino di casa alla presenza di amici o in vicoli e strade, non frequentate dalla censura. Sarà meglio chiamarla “Il sogno dell’arte”.

Non essendo in questa sede possibile citare i nomi degli artisti presenti, basterà dire che sono 26 tra i più quotati dell’Ungheria e noti in Europa.

Emilia Dodi

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