Impressioni d’Oriente al MUDEC

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Galileo Chini (1873-1956) Pannello con pesci Manifattura L’Arte della Cermica 1900 Maiolica policroma 28x50 Collezione privata in comodato presso Museo Chini©

Con il titolo “Impressioni d’ Oriente e Quando il Giappone scopri l’Italia” in due mostre parallele, tutto lo spazio museale del MUDEC di Milano è coinvolto. Le due grandi mostre che raccontano da diversi punti di vista la ricerca sul Giapponismo, sono curate da Fleming Friborg e Paola Ratti

Comerre Léon François (1850-1916)
Ritratto della signora ACHILLE-Fould in abito giapponese anno 1885 ca. Olio su tela
SC: 41×32,5 CC. 57×49 cm. Collezione privata ©Foto Michiel Elseier Stolmans

 

 

Queste esposizioni che intendono sviscerare al meglio quello che fu chiamato il Giapponismo nel primo Novecento e far conoscere veramente quanto le opere giapponesi abbiano influito sull’arte europea, in particolare francese e italiana e viceversa, promossa dal Comune di Milano Cultura e da 24Ore cultura Gruppo 24 Ore, apre al pubblico il 1 ottobre 2019 e chiuderà il 2 febbraio 2020.

 

 

 

Toulouse-Lautrec Henry ( 1964-1901)
La passeggera della cabina 54 ( in crociera) 1895 Litografia a colori SC:45,8x 49.5 cm.
Designmuseum DanmariK © Foto Pernille

 

 

Illustra con approfondimenti non solo le opere che provengono da musei e collezionisti italiani e stranieri, ma quanto anche i giapponesi con l’apertura all’Occidente abbiano cercato di comprendere quelle europee. Le opere esposte sono oltre 170 tra dipinti, stampe, oggetto d’arredo, sculture e oggetti di arte applicata. Non solo, ci sarà anche un percorso olfattivo poiché non bisogna dimenticare che alcune essenze furono importate proprio dall’Oriente e impiegate per profumi che hanno una profonda carica simbolica per l’epoca.

 

 

Ito Shinsui ( Ito Hajime 1898-1972) Notte di neve 1923 Xilografia sc.32,3×22,9 CC: 50×70 cm. Collezione privata

 

Inoltre il Teatro alla Scala di Milano in occasione dei 60 anni della presentazione di Madama Butterfly di Giacomo Puccini, presta alcuni figurini e abiti indossati da grandi nomi della lirica dagli anni 1925 al 1986. Altra importante sezione è quella riferita al Giapponismo italiano del quale furono protagonisti De Nittis, Zandomeneghi e altri, che introdussero il giapponismo presso artisti italiani.

Le sezioni principali sono quattro: Da Oriente a Occidente- Import/Export-Il Giapponismo italiano- Il  Giapponismo tra realtà e fantasia. 

 

Hasul Hawase (18832-1957)
Il monte Arashi in inverno 1921 Xilografia SC: 38×25 CC:40×55 cm. Collezione privata

 

 

Le mostre godono anche di videoinstallazioni all’interno delle sale, ideate e curate da Storyville, che producono immagini e materiali filmici inediti dell’epoca per rendere quanto più possibile esaustive le esposizioni. Sarebbe importante scrivere a lungo delle 4 sezioni, ciò non è possibile, basterà far presente quello spiegato dai Curatori, considerando che l’Arte Orientale è stata sempre una storia di lunga durata.

 

 

“Il termine Giapponismo si applica principalmente alla fase più intensa dell’interesse europeo verso il Giappone all’incirca tra il 1860 e il 1900: Anche nel Novecento la maggior parte dei testi occidentali sul Giappone rivelano una pressoché totale incapacità dei non giapponesi di capire il Paese, la sua gente, la sua cultura. Ma il Giapponismo in quanto idea non aveva a che fare con questo problema. Il Giapponismo rappresenta infatti una vicenda tutta europea, di un’Europa che entra in dialogo con una parte di sé stessa, attraverso il concetto di ‘Giappone’”.  

Effettivamente queste due mostre fanno comprendere come nell’arte tra i due Paesi ci sia stato uno scambio culturale del quale non si è mai preso nota.

Emilia Dodi

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