Fra’ Angelico e gli albori del Rinascimento a Firenze

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Il Museo del Prado di Madrid ospita fino al 15 settembre un’interessante mostra curata da che investiga sul valore rinascimento fiorentino, mettendo a fuoco figura di Giovanni da Fiesole, più conosciuto come Fra’ Angelico.

 

La mostra madrilena, curata da Carl Brandon Strehlke, conservatore del Philadelphia Museum of Art, indaga sul valore artistico del primo Rinascimento fiorentino, verso 1420/1430, mettendo a fuoco la figura di Giovanni da Fiesole, più conosciuto come Fra’ Angelico (nato Guido di Pietro, Vicchio di Mugello, 1395 – Roma, 1455), uno dei maggiori maestri di questo glorioso periodo.

Il progetto che, si avvale di 79 opere di oltre 40 prestigiosi prestatori, gira intorno a ‘La Annunciazione’ del Museo del Prado, che ora appare in tutto il suo splendore dopo l’accurato restauro. Accompagnano questo capolavoro del frate artista, ‘La Madonna del melograno’ -dipinto recentemente aggiunta alla collezione del Prado -, ‘Storie dei padri del deserto’ degli Uffizi, ‘San Paolo’ del Masaccio del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa, o la terracotta di DonatelloLa Madonna del melograno’ del Museo Bardini di Firenze, fra gli altri.

 

Apre il percorso un capitello di 600 kg, della nave centrale della chiesa di San Lorenzo di Firenze, indicato da Miguel Falomir, direttore del Prado, come uno dei suoi pezzi preferiti, “perché rappresenta la Firenze degli inizi del 400, un momento magico nella storia dell’Arte, quando inizia il Rinascimento italiano, maturato poi con Leonardo, Michelangelo e Raffaello”.

 

Fra’ Angelico si era formato come pittore in una Firenze, dove le committenze pubbliche di scultura e architettura ricevute da Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, Masaccio, Uccello e Filippo Lippi, fecero voltare lo sguardo all’Antichità classica come musa ispiratrice. Sebbene avesse frequentato la bottega del benedettino Lorenzo Monaco, che seguiva uno stile gotico raffinato ed elegante, Fra’ Angelico optò per la nuova espressione artistica e, come Monaco, fece ingresso in una istituzione religiosa, San Domenico di Fiesole, convento dove prese gli ordini monastici.

La sua condizione di frate non rappresentò nessun ostacolo per collaborare fianco a fianco ad altri artisti, in grado di mantenere una grande bottega che forniva di dipinti sia alle chiese sia ad importanti mecenati di dentro e fuori della città. Se, come sosteneva Aristotele: “L’anima non pensa mai senza immagini”, il principale obiettivo del domenicano, fu consegnare ai suoi fratelli destinatari della sua opera, delle immagini senza tempo, dotate da un profondo misticismo, in modo di arrivare in fondo alle loro anime”.

 

Il pittore – attivo fra 1420 e 1455 – completò il suo noviziato nel primo convento domenicano fondato in Italia dal movimento osservante. Questa istituzione riformatrice difendeva il ritorno alla spiritualità primitiva dell’ordine e del suo fondatore, Santo Domingo de Guzmán: vale a dire, tanto il recupero della purezza degli inizi del monacato come il ritorno alla vita apostolica.

Il convento di Fiesole fu fondato da Giovanni Dominici, frate del convento domenicano di Santa Maria Novella di Firenze, il quale non riuscendo ad introdurre lì la riforma, decise di fondare un altro nel 1406. Nonostante ciò, le tensioni scaturite fra i frati riformati (osservanti) e non riformati (conventuali) furono tali da farlo arrestare e portarlo prigioniero a Santa Maria Novella.

Una situazione che provocò una tale instabilità da indurre alla chiusura del convento di Fiesole (praticamente disabitato) fra 1409 e 1417. Ma grazie all’aiuto economico offerto dai potenti al movimento osservante -fondamentale si dimostrò l’intervento di Cosimo di Giovanni de’ Medici (Cosimo il Vecchio) e del papa Eugenio IV-, la comunità religiosa di Fiesole fu in grado di trasferirsi a Firenze, dove si stabilì nel 1436 nell’antico monastero silvestrino di San Marco.

Nei due cenobi osservanti – ai quali posteriormente si sarebbe aggiunto il convento di Perugia – Fra’ Angelico fu incaricato di illustrare alla comunità di religiosi delle scene necessarie per il corretto sviluppo della vita conventuale: gli strumenti di riflessione con un concetto di primordiale importanza nel movimento riformista rivolto al passato. E la memoria diventava non solo un’esigenza spirituale ma anche una virtù morale. Ne è magnifico risultato la predella della pala di Fiesole (primo altare in stile rinascimentale, del 1420 circa), della National Gallery, che dà vita a 37 membri dell’ordine morti in odore di santità.

 

 

Risultano figurati non solo frati ma anche religiose: da non dimenticare che una delle principali promotrici della riforma domenicana fu proprio una donna: Caterina di Siena, i cui resti riposano nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, insieme a quelli di Fra Angelico.

 

 

 

 

Giovanni da Fiesole fu prima di tutto un uomo di una devota religiosità, che, come scrisse il Vasari, nelle ‘Vite dei più eccellenti architetti, pittori e scultori italiani’: “… non si accingeva mai a dipingere senza aver pregato prima”. Il Prado allarga il messaggio del frate come un creatore moderno in questo imperdibile appuntamento, scegliendo 82 opere – di cui 40 di Fra’ Angelico e altrettante di artisti coetanei – la maggior parte esposta per la prima volta in Spagna, e si fa specchio della realtà di quel periodo cruciale del transito alla prima modernità.

 Carmen del Vando Blanco

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