Trionfa “Regalo di Natale“ dei fratelli Pupi e Antonio Avati al Teatro Quirino

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Dal 7 al 19 maggio va in scena al Teatro Quirino Vittorio Gassman un capolavoro dei fratelli Pupi e Antonio Avati che ha già formato oggetto, nel 1986, di un film diretto da Pupi che allora ne firmò anche la sceneggiatura, un adattamento teatrale operato da Sergio Pierattini per la regia di Marcello Cotugno.

Quattro amici si reicontrano, nella notte di Natale, dopo essersi persi di vista per qualche tempo, in una villa presta ad uno di loro per una partita a poker: una storia amara che tratta di amicizia apparente, amicizia velata in effetti da tradimenti e menzogne che snaturano quello che è unanimemente ritenuto uno dei più bei sentimenti dell’uomo.

Ognuno dei quattro protagonisti ha uno “scheletro nell’armadio” che non vorrebbe che si evidenziasse nei confronti degli altri e tutti hanno in comune questioni economiche che limitano la loro vita e, ad aggiungersi a questo, tra due dei quattro è rimasto un vecchio rancore per una storia di donne mai perdonata da Franco nei confronti di Ugo.

 

Franco è proprietario di un cinema e, sebbene oberato da debiti, intenderebbe ristrutturarlo nel tentativo di risolvere i suoi problemi economici ed accetta a malincuore, per i motivi spiegati, di incontrarsi anche con Ugo il quale, al suo arrivo nella villa dove si svolgerà la partita, gli chiede di rappacificarsi dimenticando i vecchi rancori. Franco accetta le scuse porte da Ugo ed accetta di giocare, ma alla condizione che ognuno dei giocatori faccia la sua partita indipendentemente da quella degli altri.

Alla partita è presente un avvocato, Antonio Santelia, invitato proprio da Ugo e conosciuto per le sue ingenti perdite a poker, che egli avrebbe fatto partecipare proprio per aiutare Franco a risolvere la sua negativa situazione economica e già fin dall’inizio della partita si delinea una certa rivalità tra Franco e l’avvocato che nel corso del gioco perde via via cifre sempre più ragguardevoli.

La partita dovrebbe aver termine allo scoccare della mezzanotte ed a poco tempo dalla fine Franco ha in mano carte buonissime e decide di puntare cinquanta milioni ma l’avvocato rilancia per duecento milioni. Ugo consiglia a Franco di ritirarsi dalla partita conoscendo la vera natura di giocatore professionista di Santelia ma Franco, ostinato, decide di “vedere” dopo aver chiesto un po’ di tempo per riflettere ed essersi consultato con Ugo al quale confessa di essere ancora innamorato di quella donna che a suo tempo fu l’oggetto del loro contrasto.

La partita continua e quando l’avvocato propone a Franco di azzerarla come se nulla fosse accaduto, senza debiti e crediti da parte di ognuno ma a condizione che Franco non gli chieda di rivelare la carte in suo possesso, il proprietario del cinema, convinto di avere in mano la partita, decide di “vedere”: le carte in possesso dell’avvocato sono migliori delle sue e lui perde la partita e le possibilità di ristrutturare il suo cinema e di sanare i suoi debiti.

Gli amici di Franco sono, all’alba del giorno di Natale, sconvolti per l’esito della partita mentre Ugo e l’avvocato si spartiscono i soldi della vincita. Ugo aveva ordito tutta la trama per vendicarsi di Franco e truffarlo e quest’ultimo capisce che quello che per lui poteva essere un “regalo di Natale” è stata in effetti una beffa del suo ex amico.

I cinque attori in scena interpretano le relative parti in maniera che definire ottima è ben poco, specialmente per quanto riguarda la parte di Lele (Giovanni Esposito, semplicemente sfolgorante) che domina l’intera prima parte dello spettacolo con una serie di caratterizzazioni assolutamente pregne di sottile comicità che, però, prelude al dramma che si svolge nella seconda parte dello spettacolo.

Ottime le altre interpretazioni, da quella di Gigio Alberti nei panni dell’avvocato Santelia a quella di Filippo Dini che dà vita al personaggio di Franco in maniera del tutto concreta e convincente, mentre Valerio Santoro è un Ugo sottilmente infido e Gennaro Di Biase, anch’egli nella parte di un personaggio dai contorni poco chiari, Stefano, che ha organizzato la partita si esprime in maniera del tutto consona alla parte che egregiamente interpreta.

Il testo degli Avati, ambientato al momento della sua stesura, è trasportato ai giorni nostri per adattarlo, e per evidenziarla, alla crisi economica che sta investendo il nostro paese e che, purtroppo, stimola il gioco d’azzardo. Un invito sottile a tenersi alla larga da slot machines, carte, sommesse; per quanto concerne il sentimento dell’amicizia, è un avviso nemmeno tanto sommesso, a valutare ognuno di noi a ben operare nella scelta degli amici estraneandosi da quegli interessi materiali che inevitabilmente opacizzano il sentimento.

Andrea Gentili

 

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