L’idea di ucciderti al teatro Ghione di Roma

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Dal 22 gennaio, e vi resterà fino al prossimo 27, il palcoscenico del Teatro Ghione ospita un particolarissimo lavoro di Giancarlo Marinelli, uno spettacolo che sembra voler trattare, argomento all’attenzione primaria in questi tempi, di femminicidio ma che, in effetti, volge lo sguardo anche a quello che potremmo definire “maschicidio”. Insomma, un eccidio a carattere universale.

La protagonista, una magistrata che sta interrogando un uomo accusato di aver ucciso la moglie, riveste, nel lavoro, una duplice veste, quella di una donna innamorata del marito (l’imputato sotto interrogatorio) che, per troppo amore, vorrebbe ucciderla ma che, sempre per amore, vi rinuncia.

Fabio Sartor, un grande, è l’imputato, il possibile omicida e riesce agevolmente a descrivere il dramma interiore che l’uomo sotto interrogatorio sta soffrendo, mentre una spettacolare Caterina Murino è la donna dai due volti; entrambi interpretano magistralmente questa storia sull’amore che ha tutti gli aspetti del terrore di essere, della paura di venire abbandonati, di essere lasciati senza quell’amore che Dante definisce come il motore dell’universo.

A latere dei due protagonisti, un cast di grande supporto per la favorevole riuscita dello spettacolo: da Antonio Rampino a Francesca Annunziata a Paila Pavese che, calcando una scenografia assolutamente ben adeguata sono in grado di esprimere tutta la valenza necessaria, per descrivere l’incubo che induce il lavoro.

Grande rispetto per la donna emerge dalla rappresentazione, un testo bruciante ma colmo di tenerezza, di apparenti contraddizioni, di negazione di ogni luogo comune sull’amore che qui viene rappresentato in maniera sì negativa, ma esistenzialmente sublimato.

La commedia è in grado di avvincere lo spettatore al punto da creargli un pathos nell’attesa di una conclusione che si intravede da lontano e che induce istintivamente ad odiare se stessi. E’ una storia sull’amore come arma di distruzione di massa in quanto vera e propria trappola, in grado di negare ogni luogo comune pur innalzandolo al livello di arma letale.

Certamente il pubblico esce dal teatro affascinato, quasi fosse stato colpito da un virus in grado di generare epidemie, come racconta Giancarlo Marinelli, l’autore del testo, inducendo nello spettatore lo spettro di una domanda terribile: “e se fosse capitato a me?”; una domanda senza risposta perché sul palcoscenico nascono soltanto “malattie”, ma non si creano antidoti.

 

Insomma, un noir ad alta tensione, tutto da vedere, anche perché il cast ha veramente dell’eccezionale ratificando in tal modo la scelta operata dal direttore artistico del Ghione che ha abilmente saputo selezionare e portare in scena.

Andrea Gentili

 

 

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