E’ tornato Rugantino, spettacolo senza tempo

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E’ in scena al Teatro Sistina di Roma fino al 27 gennaio, lì dove era nato tanti anni fa, lo storico Rugantino, che dopo 40 anni esatti torna con lo stesso protagonista, Enrico Montesano, succeduto a Nino Manfredi, primissimo Rugantino nel 1962. Bellissime le indimenticabili musiche di Armando Trovajoli, le scene e i costumi di Giulio Coltellacci e la regia originale di Pietro Garinei.

Ce la farà Enrico Montesano a 73 anni a fare le acrobazie di uno scapestrato ragazzo seduttore? Questa è la prima domanda che il pubblico si è fatta accorrendo numeroso alla prima di Rugantino, lo scorso dicembre al Teatro Sistina di Roma, dove resterà in scena fino al 27 gennaio.

 

Il ragionamento era sbagliato poiché Montesano ha affrontato la maschera romana non come fece nel 1978, ma come può fare oggi un interprete con la sua storia e la sua esperienza. E già, proprio dopo 40 anni fa esatti, Enrico Montesano è tornato ad interpretare il personaggio di Rugantino, con quello storico allestimento, le indimenticabili musiche di Armando Trovajoli, le scene e i costumi di Giulio Coltellacci e la regia originale di Pietro Garinei.

La commedia musicale, scritta da Garinei & Giovannini, in collaborazione con Massimo Franciosa, Pasquale Festa Campanile e Gigi Magni, è un omaggio alla romanità e al teatro musicale italiano, voluto fortemente da Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Teatro Sistina.

Enrico Montesano interpreta nuovamente il ruolo della maschera romana per antonomasia che lo ha visto debuttare sul prestigioso palcoscenico romano esattamente 40 anni fa. Poteva essere una scelta azzardata far di nuovo reinterpretare il ruolo del protagonista a Montesano: ma dopo aver assistito allo spettacolo ci si rende conto che ogni critica basata sul classico “physique du role” è marginale: certo l’attore non rappresenta più quel “bel paino” come da copione, ma se un testo è scritto bene e un personaggio è rimasto nel cuore del pubblico, l’età anagrafica dell’interprete è secondaria.

Montesano, ora, può contare sulla sua esperienza di attore consumato e su una comicità più matura, ma non per questo meno immediata.

Nel ruolo di Rosetta, Serena Autieri, che, però, a differenza di altre attrici che l’hanno preceduta, come Alida Chelli e Sabrina Ferilli, non incarna fino in fondo quella carnalità, quella passionalità romana che dovrebbe avere, rimanendo più fredda e misurata, seppur brava.

Antonello Fassari, al suo esordio in una commedia musicale, risulta poco convincente nel ruolo di Mastro Titta. A lui è toccata la parte più ingrata, visto che doveva misurarsi con attori del calibro di Aldo Fabrizi, prima, e di Maurizio Mattioli, dopo; bravo, ma forse manca di quel carisma e di quella passionalità previsti per il personaggio.

Edy Angelillo, tra ingenuità e simpatia, torna a ben compenetrarsi nei panni di Eusebia, ruolo già interpretato in una precedente edizione dello spettacolo. Certo se pensiamo che questo ruolo fu di Bice Valori, ci sarebbe da puntualizzare anche qui. Ma va bene così. Sono molto piaciuti, strappando più di una volta applausi a scena aperta, Giulio Farnese, nel ruolo del Principe Paritelli e Brunella Platania, nel ruolo di Donna Marta, sua moglie.

Da segnalare l’intensa interpretazione di Matteo Montalto, nel ruolo del Serenante, in particolare nell’esecuzione della celebre “Ciumachella de Trastevere”.

 

Passano gli anni ma Rugantino, per le belle musiche di Armando Trovajoli e le scenografie girevoli di Giulio Coltellacci, riesce ad incantare ancora il pubblico. Supera la prova del tempo e sarebbe un peccato perdere l’occasione di assistere ad un allestimento così ben strutturato. Tre ore di divertimento e di emozioni che culminano nella frase che riassume lo spettacolo, commovendo la platea: “Io moro pe’ fa’ l’omo e c’ho paura”.

Giancarlo Leone

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