Incontro con Sebastiano Lo Monaco a teatro

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Io non ho scelto Ciampa. E’ stato Ciampa a scegliere me”. In che modo lo racconta  a Visum Sebastiano Lo Monaco, interprete di Ciampa – che sa tutto sull’adulterio della moglie e mistifica la realtà pur si salvare la sua dignità – protagonista dell’opera di Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli, in scena al Teatro Quirino, di cui l’attore siciliano firma anche la regia.

L’autore affronta ancora una volta la tematica della maschera che ognuno di noi indossa di fronte agli altri.

Lo Monaco, Ciampa ha scelto lei, ce lo spiega? Cosa la lega allo scrivano?

Sì, è stato Ciampa a chiamarmi a sé, circa 27 anni fa, quando io debuttai in Sicilia, recitando proprio davanti alla casa di Pirandello durante il Festival Settimana Pirandelliana nel lontano luglio 1992, che oggi non si fa più. Allora c’erano attori del calibro di Paola Borboni, Giustino Durano, la regia di Mauro Bolognini. Davanti a quella casa io invocai – confessa a Visum – sussurrando, lo scrittore di aiutarmi. Da allora Pirandello non mi ha voluto più abbandonare. In tutti questi anni ho interpretato altre opere pirandelliane, ma sono rimasto molto legato al personaggio di Ciampa, che Pirandello creò per l’attore comico Angelo Musco, pur essendo un personaggio che rasenta la tragicità”.

Nella sua carriera, come dicevamo, molte opere teatrali di Pirandello. Ma su Il berretto a sonagli è tornato ancora dopo 25 anni e per questa terza volta curando anche la regia. Cosa ha cambiato rispetto alla regia di Mauro Bolognini?

Ho cambiato lo stile. La regia di Mauro Bolognini era molto bella e realistica, io ho voluto approfondire il carattere dei personaggi, dargli maggiore verità. Dopo 25 anni il personaggio di Ciampa fa parte di me, ho voluto metterlo in un ambiente più realistico, vero, piuttosto che quello esteticamente più bello di Mauro Bolognini”.

Ciampa crede che nella mente umana ci siamo tre corde: la civile, la seria, la pazza. Noi abbiamo queste tre corde?

Le tre corde, secondo Pirandello, le abbiamo tutti, perché noi siamo tutti ‘Pupi’. Quella dell’autore è una metafora di un pensiero, di un modo di comportarsi: in modo serio, civile, che rappresentano la forma, la maschera che ognuno di noi ha. Poi c’è la corda pazza che è quando uno non si contiene più e viene fuori la violenza della verità”.

Le tematiche di Pirandello sono ancora attuali?

Di più, sono contemporanee, è come se Pirandello scrivesse oggi, perché è stato un anticipatore delle malattie umane. Era un ragazzino ancora quando dalla Sicilia andò a studiare la psicanalisi a Bonn. Chi avrebbe fatto una cosa del genere in quei tempi? E’ un autore che ha precorso i tempi: parla di stati d’animo eterni, di passioni, di deliri della mente, di patologie dell’animo. E Il berretto a sonagli non fa eccezione: è come se fosse stato scritto ieri, le reazioni del pubblico dimostrano che è un testo che arriva al cuore e alla mente del pubblico con grande forza”.

Tra i suoi progetti futuri ancora Pirandello?

Fino a marzo sarò in tournée con questo spettacolo che concluderemo a Chieti. In questi giorni ho appena debuttato con Io e Pirandello, un recital da me interpretato e voluto fortemente, dove s’intrecciano e s’incontrano la mia vita di attore, 40 anni di carriera, e quella dello scrittore Pirandello. Spero di portarlo a Roma, la mia città d’adozione, l’anno prossimo”.

Giancarlo Leone 

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