Giro di vite, di Harry James al teatro Ghione

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Henry James scrisse questo racconto nel 1898: una storia di fantasmi, che ha come protagonista la governante di due bambini la quale é convinta che essi siano posseduti dalle anime di due malviventi, ormai defunti e con i quali siano in contatto.

 

In effetti, un tantino di pathos il lavoro che Giancarlo Marinelli ha scritto e dirige basandosi sul testo di James lo infonde in quello spettatore che assorto nell’intrigo del racconto, esce confuso dall’evoluzione del psicodramma che si sta svolgendo in palcoscenico, proprio perché gli interpreti riescono a far vivere, confondendone le idee, chi si cimenti nell’impresa di voler comprendere se gli ectoplasmi dei quali parla la governante esistano o meno.

Lo svolgimento della storia narrata sul palcoscenico del Teatro Ghione, sul quale resterà fino al 9 dicembre, è scandito dai racconti della governante alla signor Grose, altra governante che momentaneamente accudisce alla bambina che si chiama Flora. La governante racconta di aver visto due figure nel giardino della casa in cui abitano, due figure cha appaiono e scompaiono e che sembrano somigliare a Miss Jessel e Peter Quint, deceduti in misteriose circostanze.

Poiché i bambini ai quali è chiamata ad accudire trascorrevano diverso tempo con i due “fantasmi”, che erano rispettivamente il maggiordomo della casa e la sua amante, la governante si convince che i bambini vedano effettivamente le due figure e che parlino con loro; quando finalmente il maschio dei due fratelli, Miles, rivela alla governante il motivo per il quale a suo tempo venne espulso dalla scuola che frequentava, appare il fantasma del maggiordomo………

Insomma, i fantasmi dei quali si parla, esistono o no? E li vede soltanto la governante? E perché la governante non vuole che altri li vedano? Ogni sospetto è lecito, ogni dubbio rimane e le interpretazioni di una dolce e sensibile Romina Mondello con Fabio Sartor, Cristina Chinaglia e Giulia Pellicciari sono tali da contribuire ad infondere nello spettatore il dubbio e, forse anche un tantino di paura.

Andrea Gentili

 

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