Un autunno di fuoco: l’amore di una madre vince su tutto

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Dopo tanto tempo, finalmente un lavoro che contiene un minimo di morale, che insegna e sul quale le generazioni di oggi farebbero bene a riflettere: Eric Coble è l’autore di questa commedia che sembra calzata su misura per la protagonista, una eccellente Milena Vukotich, come sempre signora della scena, questa volta al Teatro Ghione, con un lavoro che tiene il palcoscenico egregiamente dal 16 novembre e vi resterà fino al 25 prossimo, dal titolo semplice di “Autunno di Fuoco”.

 

Alessandra è la madre di tre figli, uno dei quali, quello che definiremo il figliol prodigo della situazione, Chris, la abborda dopo tanti anni di latitanza dalla famiglia per convincerla a “riposarsi” in una casa per anziani, cosa che l’arzilla vecchietta, molto attiva in verità ed altrettanto decisa, aborrisce al punto di rinchiudersi in casa decisa a distruggerla a colpi di esplosivi e di infiammabili dei quali ha fatto ampia e sapiente incetta, ricorrendo finanche a liquidi di sviluppo fotografico che il marito teneva in casa.

 

 

Inutile dire che il colloquio tra madre e figlio, per la decisione dell’una e per l’ingratitudine dell’altro, raggiunge livelli di alta tensione che raggiungono il limite della incomunicabilità, fino a quando qualcosa, l’amore della mamma e l’istinto figliale, si mettono d’accordo tra loro e………….fanno la pace.

 

 

E’ un bel lavoro, particolarmente per la scelta, molto azzeccata, degli interpreti, perché la Vukotich esprime qui tutto il suo temperamento e tutta la sua decisionalità di attrice navigata, alla quale non deve proprio essere insegnato nulla e Maximiliano Nisi (ancora un tantino acerbo) è perfettamente in grado di tener testa alla sua parte di uomo “moderno” e concreto che pur di raggiungere i suoi fini egoistici sarebbe in grado di affondare sua madre, proprio come i figli di oggi.

 

Ottima la regia di Marcello Cotugno, originale la scenografia di Luigi Ferrigno che ha saputo dare quel senso di onirico che il testo sembra voler esaltare.

Andrea Gentili

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